La Cina "migliorerà efficacemente" i suoi sistemi di monitoraggio e supervisione del metano nel periodo di piano quinquennale fino al 2025, e "migliorerà in modo significativo" nel successivo periodo quinquennale 2026-2030, secondo la strategia pubblicata dal Ministero dell'Ecologia e dell'Ambiente.

Anche l'industria convenzionale del petrolio e del gas onshore del Paese si "impegnerà" a ridurre il flaring a zero nel periodo 2026-2030.

L'obiettivo è che l'uso annuale del gas delle miniere di carbone raggiunga i 6 miliardi di metri cubi entro il 2025 e che i tassi di raccolta dei gas associati nei giacimenti petroliferi raggiungano un "livello internazionale avanzato" entro il 2030.

L'approccio della Cina al metano è stato una parte fondamentale dei negoziati con gli Stati Uniti per trovare un terreno comune in vista del vertice sul clima COP28 di fine novembre.

L'inviato cinese per il clima Xie Zhenhua incontrerà il suo omologo statunitense John Kerry in California dal 4 al 7 novembre.

A margine dei colloqui sul clima dello scorso anno in Egitto, Xie ha detto che il Paese stava lavorando ad un piano d'azione per il metano, ma ha ammesso che la sua capacità di controllare le emissioni era "debole" e che il piano si sarebbe concentrato su "obiettivi preliminari" come il miglioramento delle capacità di monitoraggio.

Mentre altri Paesi si concentrano sulle emissioni di petrolio e gas, le sfide principali della Cina sono il controllo del metano proveniente dalle miniere di carbone e dalle risaie.

La settimana scorsa, Marcelo Mena, capo del Global Methane Hub ed ex Ministro dell'Ambiente del Cile, ha dichiarato a Reuters che il piano della Cina per ridurre le emissioni di metano probabilmente "taglierà la fetta più grande delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo".