Nonostante un miglioramento della performance operativa, il prezzo delle azioni ha subito un calo del 13% subito dopo la pubblicazione. Gli investitori non hanno ben digerito le previsioni estremamente caute della direzione, che ha rivisto al ribasso le sue proiezioni per la nona volta consecutiva.

A livello di attività, il miglioramento è notevole nel segmento dei cosmetici — che rappresenta metà del fatturato — con un ritorno del margine operativo ai suoi massimi storici e un adeguamento delle scorte che finalmente libera liquidità.

Questo progresso è direttamente legato al successo senza sosta di La Mer e al "travel retail" asiatico, pilastro strategico che mantiene effettivamente l'intero insieme a galla.

I segmenti make-up e profumi, invece, continuano a risentire dell'impatto, mentre la crescita in Asia stenta a riprendersi. A tassi di cambio correnti, è negativa dell'1% mentre Estée Lauder realizza un terzo del suo fatturato in Cina.

Il gruppo americano soffre qui il confronto con L'Oréal: la performance del gruppo francese è decisamente superiore, nonostante operi su un volume d'affari due volte più grande e faccia molto meno affidamento sull'effetto leva.

Oltre al rischio cinese e alla sotto-performance degli ultimi esercizi, si pone anche la questione — ricorrente nel caso di Estée Lauder — dei massicci riacquisti di azioni effettuati a valutazioni troppo elevate durante l'ultimo ciclo.

Il potenziale di distruzione del valore rimane qui massimo.

Nei primi nove mesi dell'anno fiscale, le vendite sono diminuite del 5% e il profitto operativo è diminuito del 5%. In queste condizioni, è difficile giustificare un multiplo di valutazione ancora molto elevato.