TOKYO (awp/ats/ans) - Aumenterebbe a circa 3'000 miliardi di yen, l'equivalente di 18,2 miliardi di euro, la spesa sostenuta dalle autorità monetarie giapponesi per arginare la svalutazione dello yen, a margine del presunto nuovo intervento sul mercato valutario questa settimana. È quanto si evince dalle rilevazioni della Bank of Japan (BoJ), condivise dagli operatori economici, sebbene il governo di Tokyo - anche in questa occasione - non abbia confermato il suo coinvolgimento diretto.

La stima più recente porta l'ammontare totale delle operazioni di acquisto di yen e di vendita di dollari tra lunedì e mercoledì a oltre 8.000 miliardi di yen, rispetto ai circa 9'200 miliardi di yen spesi dal Giappone nelle precedenti incursioni sul mercato a fine 2022. Con la piazza di Tokyo chiusa per il lungo ponte di festività nazionale, tra venerdì e lunedì, lo yen tratta poco sopra 153 al cambio col dollaro sui mercati asiatici, in netto guadagno dai minimi in 34 anni, dopo essere scivolato oltre quota 160 a inizio settimana. L'obiettivo di questi "interventi circospetti", spiegano gli analisti, è quello di mantenere i mercati in bilico e in uno stato di incertezza continuo su ciò che le autorità di controllo potrebbero o meno decedere di fare.

Il presunto intervento di mercoledì si è inoltre rivelato efficace perché effettuato a seguito della conferenza stampa del numero uno della Fed, Jerome Powell, in cui ha spiegato come la banca centrale non abbia alcuna fretta ad una riduzione dei tassi. Sempre secondo gli operatori di mercato, tuttavia, è possibile che gli interventi valutari da soli non si mostreranno sufficienti a modificare la fase di debolezza dello yen, a fronte dell'ampio differenziale dei tassi di interesse ancora esistente tra Giappone e Stati Uniti, e le intenzioni della BoJ a non accelerare il processo di uscita dalla attuale politica monetaria ultra espansiva.