PECHINO (awp/ats/ans) - I produttori cinesi di semiconduttori crollano in borsa per effetto dell'ultima stretta all'export decisa venerdì dagli Usa per rallentare i progressi tecnologici e militari di Pechino, attraverso una serie di controlli e divieti, incluso quello sulla vendita di alcuni prodotti avanzati se realizzati in qualsiasi parte del mondo con apparecchiature statunitensi.

A Hong Kong, Smic, il leader cinese dei microprocessori, ha segnato perdite superiori al 5%, prima di attestarsi a -2,67%, mentre Hua Hong Semiconductor ha perso più del 10%, recuperando poi a quota -8,52%. In picchiata Shanghai Fudan Microelectronics Company, a -19,41%, dopo minimi di giornata a -25%. L'indice Hang Seng, invece, sta cedendo il 3,01%, mentre l'Hang Seng Tech è intorno al -4%.

Le misure decise, nei piani dell'amministrazione di Joe Biden, potrebbero essere il più grande cambiamento nella politica Usa verso le spedizioni di tecnologia in Cina dagli anni '90: se efficaci, ostacoleranno l'industria dei chip del Dragone e i suoi piani di autosufficienza, costringendo società americane e straniere che usano tecnologia statunitense a tagliare il loro supporto verso Pechino.

Dura la reazione della Cina: la portavoce del ministero degli esteri Mao Ning ha accusato gli Usa "di abusare con le misure di controllo dell'export per bloccare e colpire le compagnie cinesi". Tali pratiche sono contrarie "al principio della competizione equa e alle regole internazionali del commercio", ha aggiunto Mao in una conferenza stampa.