Dal suo arrivo sulla scena mediatica francese, raramente passa un mese senza che il miliardario ceco faccia la sua comparsa sulle pagine dei giornali d’oltralpe e non. L'avvocato di formazione ha costruito un impero (e una fortuna) sfruttando le opportunità e le debolezze di alcuni settori dell'economia europea.

Il suo percorso non è particolarmente originale. L'uomo d'affari ha investito dapprima nelle miniere, nell'energia e nel calcio, per poi passare nel 2013 ai media e all'editoria, seguendo le orme di molti suoi predecessori miliardari, e infine alla vendita al dettaglio e alla logistica (servizi di consegna e postali). Fin qui le sue imprese finanziarie erano state piuttosto discrete, o almeno non avevano suscitato particolari emozioni negli osservatori.

Nei vari ritratti che ne sono stati fatti, il suo carattere viene elogiato: diligenza, fiuto, modernità, discrezione, impegno. E nei media di cui è proprietario - cosa molto importante - non viene descritto come un interventista, distinguendosi nettamente da altri ambiziosi del suo calibro (come Vincent Bolloré, ad esempio). Questo fino al 2022, quando un rapido imbroglio all'interno della redazione del settimanale Marianne ha offuscato la sua aura.

In Francia, è stato a partire dal 2018 che il suo nome è uscito dalla sfera degli addetti ai lavori per entrare nel mainstream. L'acquisizione di una quota di Le Monde, il fiore all'occhiello della stampa nazionale, difeso strenuamente da Niel e Pigasse, lo ha proiettato nella schiera degli investitori da tenere d'occhio.

Gli investimenti successivi (in particolare Casino, Editis e Atos) sono stati decisamente più rumorosi: Casino, poiché rappresenta un tentativo in extremis di salvare il negozio di quartiere di ogni francese; Editis, in quanto è un'uscita forzata per Bolloré, e il mondo dell'editoria è ancora molto sentito in Francia; Atos, poiché si tratta di un nervo scoperto, un caso che si tinge di fallimento manageriale, sovranità nazionale, cybersecurity, e delusione degli azionisti.

Resta il fatto che l'uomo è difficile da leggere. Al di là dei ritratti entusiastici, vi sono una serie di elementi meno gloriosi, alcuni dei quali sono rimasti allo stadio di pettegolezzo: collusioni con politici criticati (tra cui Vladimir Putin) e industriali senza scrupoli (tra cui Patrick Drahi), menzioni del suo nome nei Panama Papers e un notevole divario tra i margini dei media che hanno attirato la sua attenzione (si dice che l'uomo abbia corteggiato Valeurs Actuelles e Challenges, prima di rilevare Marianne e salvare Libération).

Quale sarà il prossimo trucco magico? Il prossimo fazzoletto dal cappello? Com’è sua abitudine, Kretinsky sceglierà sicuramente un'azienda sottovalutata, indebolita e con un forte potenziale di ripresa. Fate le vostre scommesse!

Disegno di Amandine Victor