PECHINO (awp/ats/ans) - Evergrande fa di nuovo tremare le Borse, a cominciare da Hong Kong (-1,82%), con il suo rischio liquidazione. Il colosso dell'immobiliare cinese, schiacciato da oltre 300 miliardi di dollari di debiti, ha riferito domenica sera in un file al listino dell'ex colonia britannica che, a causa dell'indagine che coinvolge Hengda Real Estate, la principale controllata in Cina, il gruppo "non è in grado di soddisfare i requisiti per l'emissione di nuove obbligazioni nelle circostanze attuali".

Poche righe per spiegare che lo sviluppatore, in default da fine 2021, vede in pericolo ora la sua stessa esistenza (e la capacità di completare i progetti e di consegnare gli immobili), non essendo in grado di rifinanziare le sue scadenze e a danno di qualsiasi velleità di ristrutturazione dell'enorme debito.

L'unità di Evergrande è sotto indagine dell'autorità cinese di regolamentazione dei titoli mobiliari per la sospetta violazione della divulgazione di informazioni. A fine luglio, i debiti non pagati di Hengda Real Estate erano 277,5 miliardi di yuan (38 miliardi di dollari), con 1.931 cause legali pendenti.

Gli ultimi sviluppi aprono un nuovo fronte d'instabilità per Evergrande (-21,82% in Borsa, con le controllate Evergrande property a -14,10% ed Evergrande Nev a -22,22%), una settimana dopo che la polizia ha arrestato alcuni dipendenti dell'unità di gestione patrimoniale aumentando la pressione sulla ristrutturazione.

A inizio mese, Evergrande ha riferito di aver ritardato a ottobre la decisione sul riassetto del debito offshore (32 miliardi di dollari circa) per dare ai titolari più tempo per valutare i piani. Evergrande ha bisogno del via libera di oltre il 75% dei detentori di ciascuna classe di debito per il riordino, che offre ai creditori un paniere di opzioni per la conversione in nuove obbligazioni e strumenti legati ad azioni garantite direttamente o da quelle delle controllate quotate a Hong Kong.

Il caso Evergrande resta la punta dell'iceberg del settore immobiliare cinese in profonda crisi, ma in passato capace di contribuire per un terzo del Pil cinese: a fine agosto, la superficie di case invendute era di 648 milioni di metri quadrati, secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica.

Un'enormità. I titoli cinesi del comparto sono quelli che hanno accusato il crollo maggiore da inizio anno: le azioni degli sviluppatori sono scese in media del 7,1%, portando la perdita di capitalizzazione di Borsa a quasi 56 miliardi di dollari nel 2023.

Nel frattempo, le notizie negative si moltiplicano: China Oceanwide Holdings ha riferito che sarà liquidata da un tribunale delle Bermuda, con la sospensione "fino a un nuovo avviso" delle sue azioni dalle negoziazioni a Hong Kong. Moody's ha messo sotto osservazione due tra i pochi sviluppatori con rating di investment grade per un possibile taglio (China Jinmao Holdings e China Vanke), nell'ambito della bocciatura del settore. Infine, lo sviluppatore China Aoyuan è crollato del 70% al ritorno agli scambi dopo 17 mesi, per le incognite sulla ristrutturazione del debito.