QUITO (awp/ats/ans) - Organizzazioni indigene e ambientaliste dell'Ecuador hanno reclamato il rispetto del referendum sulla cessazione e lo smantellamento dello sfruttamento petrolifero nel Parco Nazionale Amazzonico Yasuní.

In una conferenza stampa davanti alla sede della Corte Costituzionale dell'Ecuador, hanno criticato la recente creazione da parte del presidente dell'Ecuador, Daniel Noboa, di un comitato di incaricato di elaborare il piano di chiusura del Blocco 43 -ITT.

"Il decreto è insufficiente e viene presentato con nove mesi di ritardo", ha affermato Pedro Bermeo, del gruppo ambientalista Yasunidos, promotore del referendum tenuto ad agosto 2023. "Non stabilisce nessun finanziamento per lo smantellamento degli impianti petroliferi, né alcun programma", ha aggiunto.

La sentenza della Corte Costituzionale che ha dato il via libera allo svolgimento del referendum ha posto la scadenza per procedere allo smantellamento del Blocco 43-ITT ad agosto del 2024, un termine che i tecnici di Petroecuador considerano impraticabile.

Da parte sua, il presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (Conaie), Leonidas Iza, ha sottolineato che lo smantellamento degli impianti petroliferi nel Yasuní, una delle aree con maggiore biodiversità nel pianeta, non è solo una questione degli indigeni e che è stato approvato da una maggioranza a livello nazionale attraverso il referendum.

Il giacimento gestito dalla statale Petroecuador continua nel frattempo a produrre circa 52.000 barili di petrolio greggio al giorno, pari a circa l'11% di tutta la produzione petrolifera nazionale.