MILANO (MF-DJ)--Le banche centrali, riunite allo stesso tavolo settimana scorsa, hanno accelerato il ritmo della stretta. Se la Bank of Australia ha aumentato i tassi di 75 punti base nelle ultime due riunioni, la Fed in un sol colpo ha calato +75bp, la Banca d'Inghilterra +25bp, ma è pronta ad agire di nuovo per allontanare i pericoli di un'inflazione che si dirige oltre l'11%. Mentre ha voltato pagina, dopo oltre 7 anni, la Banca nazionale Svizzera, innalzando i tassi di mezzo punto, ancora per poco negativi (-0,25%). La Bce, ultima a cambiare idea, ora pare disposta ad alzarli di 50bp alla riunione del 21 luglio. Fa eccezione la Banca del Giappone, che ha mantenuto un atteggiamento di allentamento. Di conseguenza, lo yen non è mai stato così debole negli ultimi 24 anni e il dollaro è tornato a essere il bene rifugio per eccellenza con i mercati azionari sempre più preoccupati (Wall Street è entrata nella tana dell'Orso) per il rischio di un mix di recessione e inflazione. Milano Finanza ha chiesto ad Athanasios Vamvakidis, Managing Director & Global Head G10 FX Strategy di Bank of America, come muoversi in campo valutario tra un rialzo dei tassi e l'altro.

Domanda. La riunione straordinaria della Bce, focalizzata sul rischio di frammentazione economica e finanziaria dell'Eurozona, ha deluso i mercati e l'euro ha perso terreno. Resterà debole?

Risposta. Rispetto alle altre banche centrali, esclusa la Banca del Giappone, riteniamo che la Bce sia stata più colomba. Ha deciso di attivare la massima flessibilità nel reinvestimento dei rimborsi in scadenza del Pepp, il che però non risolve in modo sufficientemente efficace il problema della frammentazione, e di accelerare i progressi su uno strumento anti-frammentazione, senza però fornire ulteriori dettagli. Una decisione formale, ma light. Si tratterà di un tipo di intervento che richiederà poche e non rigide condizioni. È per questo che non si è fatto ricorso all'Outright Monetary Transactions di Mario Draghi. Tuttavia, dovrà anche soddisfare quei governi che temono un supporto fiscale troppo ampio. Qualsiasi provvedimento che non rispetterà queste linee guida potrebbe essere impugnato in un tribunale europeo. Quanto deciso non è abbastanza e sarà temporaneo. Quindi è probabile che tale decisione non impedirà ai mercati di continuare a spingere per un aumento degli spread europei, mettendo sotto pressione i paesi più fragili dell'Eurozona, come l'Italia. Così una Bce molto colomba (tassi all'1,5% entro fine anno, ndr), il rischio periferico, un'economia cinese debole a causa della politica zero-Covid, l'Europa che più degli Usa dipende dalla Cina per le esportazioni e soprattutto un dollaro forte frenano l'euro.

D. L'euro è quindi destinato a rimanere debole fino a fine anno?

R. Il cambio euro/dollaro è molto vicino alle nostre stime per fine anno a 1,05. I rischi per il dollaro sono al rialzo fino a quando i mercati azionari restano deboli e la Fed continua ad alzare i tassi. Per un euro più forte ci vuole una Bce più aggressiva, la gestione dei rischi di frammentazione, stabilità sia per i prezzi dell'energia sia in Cina, la fine della guerra in Ucraina, chiarezza sulla politica fiscale dell'area euro. I vincoli fiscali sono sospesi dall'inizio della pandemia e non sappiamo quando riprenderanno e in che modo. Tutte questioni aperte che rendono l'euro debole.

D. Il dollaro rimarrà un porto sicuro, anche rispetto allo yen?

R. Il dollaro si è mosso bene in scia alla Fed falco e alla pressione dell'inflazione americana elevata. Inoltre, gli Usa sono indipendenti per quanto riguarda l'energia. La debolezza dello yen è dovuta alla Banca del Giappone ancora colomba: è l'unica banca centrale che non alzerà i tassi. Inoltre, il forte calo dell'azionario globale non ha innescato il rimpatrio degli investimenti in Giappone. Avevamo un target per il cross dollaro-yen a 127, quando l'attuale stima del consenso era a 115. Ora potrebbe andare a 140, ma siamo convinti che a questo livello la BoJ interverrà.

D. Quali valute acquistare e quali vendere?

R. I dati sul mercato del lavoro americano restano forti. Per cui, nonostante il rialzo dei tassi (al 3,5% la stima di BofA, ndr), non mi aspetto una recessione negli Usa, è un rischio più reale in Europa. Consigliamo di acquistare dollari e le valute legate alle materie prime come il dollaro australiano, la corona norvegese, il dollaro canadese grazie ai prezzi elevati delle materie prime e alle azioni da falco delle banche centrali di questi paesi. Viceversa, non ci aspettiamo un recupero nel breve dello yen e dell'euro e siamo negativi sulla sterlina per i rischi macro con la stagflazione e le negoziazioni sulle relazioni tra il Regno Unito e l'Ue con la Brexit. Siamo inoltre bearish sullo yuan vista la debolezza dell'economia cinese.

red

MF-DJ NEWS

2008:09 giu 2022


(END) Dow Jones Newswires

June 20, 2022 02:09 ET (06:09 GMT)