ROMA (MF-DJ)--Altro che accordo europeo sul tetto ai prezzi del gas. Ogni Paese si sta muovendo da sé senza aspettare ottobre. Lo scrive MF aggiungendo che, se in Italia si è trovata la quadra per mettere un tetto a parte dell'energia prodotta dalle rinnovabili, la notizia più clamorosa arriva dall'Olanda, uno dei Paesi più ostili al price cap europeo e sede del Ttf, dove si negoziano le quotazioni del gas. Il governo Rutte ha raggiunto un accordo con i principali fornitori di energia stabilendo un prezzo calmierato per famiglie e imprese.

In Francia, invece, si moltiplicano le pressioni sul governo perché proceda a tagliare il prezzo del gas alle imprese energivore senza aspettare Bruxelles. Lo chiedono Medef (Mouvement des entreprises de France, in pratica la Confindustria transalpina) e Uniden, che rappresenta oltre 50 imprese ad alta intensità energetica con una quota del 70% dei consumi industriali del Paese.

In Italia, intanto, il tetto al momento è declinato in verde, col decreto ministeriale Energy Release, che stabilisce un massimale al prezzo dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. E ora si attende, a una manciata di giorni dalle elezioni, anche il dm Gas release, che dovrebbe incentivare la nuova produzione di gas nazionale, sempre a prezzo controllato, da riservare a energivori e pmi in difficoltà per il caro-bollette. La misura, lasciata decantare per tutta l'estate nonostante il Gse abbia già pubblicato i relativi bandi destinati agli operatori di gicimento offshore e onshore, dovrebbe aumentare di oltre 2 miliardi di metri cubi la produzione italiana di gas dai circa 3-3,5 miliardi di m3 attuali. Il ministro della Transizione ecologica,Roberto Cingolani, ha promesso di firmarlo entro questa settimana. Il prezzo al Ttf, nel frattempo, è risalito a sfiorare i 200 euro a Mwh (+ 9%).

Ma intanto ecco nel dettaglio come si applicherà il tetto al prezzo dell'energia prodotta dalle rinnovabili, che verrà ceduta ai clienti finali, attraverso il meccanismo delle aste, al prezzo controllato di 210 euro a MWh, circa la metà dei 450 euro a Mwh del Pun, il prezzo unico nazionale. Si prevede che il Gse proceda a offrire un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili, prodotta da impianti stabiliti nel territorio nazionale, e a cederla attraverso contratti di lungo termine (almeno 3 anni, quindi con scadenza minima a dicembre 2025). L'assegnazione dei volumi di energia elettrica dovrà avvenire mediante un meccanismo pro-quota ponderato tra i clienti finali prioritari, che sono energivori, pmi, e alcune categorie di utenti in Sicilia e Sardegna. Il volume massimo di energia elettrica richiesta al Gse non dovrà superare il 30% del consumo medio degli ultimi tre anni.

Il prezzo di 210 euro a Mwh potrà essere rivisto e aggiornato se le condizioni di mercato dovessero migliorare o se venisse approvata la proposta di regolamento del Consiglio dell'Unione europea, che prevede l'applicazione di un cap di prezzo non superiore a 180 euro al Mwh per l'energia elettrica prodotta con fonti diverse dal gas. Intanto, da un sondaggio Swg emerge quanto poco gli italiani siano al corrente degli sforzi del Paese nella transizione energetica, nonostante questa sia tema di campagna elettorale. Il 76% degli intervistati non sa che l'Italia è leader nell'efficienza energetica in Europa, e un terzo è convinto che il Paese sia fermo sotto al 10% di produzione elettrica da rinnovabili, mentre la quota raggiunta è del 35%.

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2110:23 set 2022


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