DNF 2023

Gruppo Banca Popolare di Sondrio

DICHIARAZIONE CONSOLIDATA DI CARATTERE NON FINANZIARIO AI SENSI DEL D.LGS. 254/16

II

Foto in copertina di: Alessia Dell'Oca, Ufficio Rischi Integrati Val Lesina (SO)

Banca Popolare di Sondrio SpA

Fondata nel 1871

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI

DEL 27 APRILE 2024

Società per azioni

Sede sociale e Direzione generale:

I - 23100 Sondrio SO - Piazza Garibaldi 16

Tel. 0342 528.111 - Fax 0342 528.204

Indirizzi Internet: www.popso.it istituzionale.popso.it

E-mail: info@popso.it

Indirizzo PEC: postacertificata@pec.popso.it

Iscritta al Registro delle Imprese di Sondrio al n. 00053810149 - Iscritta all'Albo delle Banche al n. 842 Capogruppo del Gruppo bancario Banca Popolare di Sondrio,

iscritto all'Albo dei Gruppi bancari al n. 5696.0 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi Codice fiscale e Partita IVA: 00053810149

Capitale sociale: € 1.360.157.331 - Riserve: € 1.385.452.113 (Dati approvati dall'Assemblea dei soci del 29 aprile 2023)

RATING

Rating rilasciato alla Banca Popolare di Sondrio da Fitch Ratings in data 6 luglio 2023:

  • Long-termIssuer Default Rating (IDR): BB+
  • Short-termIssuer Default Rating (IDR): B
  • Viability Rating: BB+
  • Government Support Rating: ns
  • Long-termDeposit Rating: BBB-
  • Short-termDeposit Rating: F3
  • Senior Preferred Debt: BB+
  • Tier 2 Subordinated Debt: BB-
  • Outlook: Stabile

Rating rilasciato alla Banca Popolare di Sondrio da DBRS Morningstar in data 14 novembre 2023:

  • Long-TermIssuer Rating: BBB (low)
  • Short-TermIssuer Rating: R-2 (middle)
  • Intrinsic Assessment: BBB (low)
  • Support Assessment: SA3
  • Long-TermDeposit Rating: BBB
  • Short-TermDeposit Rating: R-2 (high)
  • Long-termSenior Debt: BBB (low)
  • Short-termDebt: R-2 (middle)
  • Subordinated Debt: BB
  • Trend: Positivo

Rating rilasciato alla Banca Popolare di Sondrio da Scope Ratings in data 14 marzo 2023:

  • Issuer rating: BBB
  • Outlook: Stabile

Rating rilasciato alla Banca Popolare di Sondrio da S&P Global Ratings in data 26 febbraio 2024:

  • Stand alone credit profile: BBB-
  • Long-termIssuer Credit Rating: BBB-
  • Short-TermIssuer Credit Rating: A-3
  • Long-termResolution Counterparty Rating: BBB
  • Short-termResolution Counterparty Rating: A-2
  • Outlook: Stabile

DNF 2023

Banca Popolare di Sondrio

Fondata nel 1871

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI

DEL 27 APRILE 2024

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PREFAZIONE

Vittorio Pelligra

Ordinario di Politica Economic - Università degli Studi di Cagliari

Direttore del Comitato scientifico e di indirizzo della SEC - Scuola di Economia Civile

Nel dicembre del 2014 Alain Cohn, Ernst Fehr e Michel André Maréchal, tre economisti dell'Università di Zurigo, pubblicano sulla rivista Nature una ricerca intitolata "Business culture and dishonesty in the banking industry".

Il punto di partenza dello studio è la constatazione del fatto che la fiducia e l'onestà rappresentano fattori determinanti del successo di aziende e di interi settori industriali. Pochi anni prima, nel 2008, la crisi economica originata da numerosi scandali e frodi aveva contribuito a compromettere seriamente la fiducia dei risparmiatori e degli investitori rispetto al settore bancario e finanziario. Non pochi analisti hanno rinvenuto la radice di tali scandali in una cultura imprenditoriale tipica di quel settore tossica e perfino patogena. I tre economisti decidono di verificare sperimentalmente l'effetto di tale cultura.

«LavorareLavorare in banca rende più disonesti?". Questo è il quesito cui si vuole dare risposta».

Vengono coinvolti 128 dipendenti di un grande banca internazionale ai quali viene sottoposto un honesty game, un "gioco di onestà": ogni partecipante individualmente, in maniera anonima e segreta, deve lanciare una moneta per dieci volte. In ogni lancio si possono vincere $20 dollari se esce "testa" oppure niente se esce "croce". Nessuno può verificare i risultati dei lanci e solo alla fine della sequenza ogni giocatore dovrà dichiarare quante volte è uscito "testa" e quante volte "croce". Ogni giocatore, quindi, può vincere un massimo di $200 dollari oppure anche niente, se per tutti e dieci i lanci dovesse uscire "croce". Naturalmente non è possibile verificare la veridicità delle dichiarazioni del singolo giocatore, ma in aggregato, mettendo insieme le dichiarazioni di tutti i partecipanti è possibile misurare lo scostamento tra queste e la frequenza attesa dei risultati dei lanci, 50% "testa" e 50% "croce".

Prima di iniziare l'esperimento i partecipanti vengono assegnati in maniera casuale a due gruppi distinti. Il primo è il gruppo di controllo. Ai membri del secondo gruppo, il gruppo di trattamento, vengono sottoposte sette domande tendenti a mettere in evidenza la loro identità professionale.

Domande come, «In quale banca lavori attualmente?» oppure «Qual è la tua funzione in questa banca?». I risultati dell'esperimento mostrano che i bancari del gruppo di controllo non sono in media più disonesti della popolazione generale, indicando una media di 51,6% di lanci favorevoli ("testa") rispetto ad una frequenza attesa del 50%. Le cose cambiano nel gruppo di trattamento. Quando ai partecipanti viene indirettamente ricordata la loro identità professionale di bancari, il livello di disonestà cresce, arrivando al 58,2%.

I ricercatori concludono in questo modo «I nostri risultati suggeriscono che la cultura aziendale prevalente nel settore bancario indebolisce e mina la norma dell'onestà, il che implica che le misure per ristabilire una cultura onesta sono molto importanti - e ancora - le banche dovrebbero incoraggiare comportamenti onesti modificando le norme associate

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all'identità professionale dei propri dipendenti. Ad esempio, diversi esperti e regolatori hanno proposto che i dipendenti delle banche prestino un giuramento professionale analogo al giuramento di Ippocrate per i medici. Un simile giuramento, supportato da una formazione etica, potrebbe indurre i dipendenti delle banche a considerare l'impatto del loro comportamento sulla società piuttosto che concentrarsi sui propri benefici a breve termine. Un cambiamento delle norme richiede anche che le aziende rimuovano gli incentivi finanziari che premiano i dipendenti per comportamenti disonesti (…) Queste misure potrebbero rappresentare un passo importante verso la promozione di cambiamenti auspicabili e sostenibili nella cultura aziendale».

Ma per fortuna le banche non sono tutte uguali. Per fortuna non tutte sono animate dalla stessa cultura aziendale e non tutte sono mosse dalle stesse finalità. Il settore bancario del nostro Paese, da questo punto di vista, può vantare una invidiabile e salutare biodiversità. Dai monti di pietà, ai monti frumentari, dai monti di credito pubblico fino alle banche moderne, cooperative e popolari la storia del settore bancario ci mette di fronte ad una diversità di forme che non riguarda solamente la finalità e la natura giuridica, ma anche e forse principalmente la cultura che le anima.

L'esperimento degli economisti svizzeri ci dice molto di oggi, di noi, di come la cultura influenza il senso del lavoro e di come questo impatta sulle imprese. Il senso del lavoro? Cosa si intende con questa espressione? Interrogandosi sul legame tra attività lavorativa e significato si inizia a riconoscere, ed era davvero ora di giungere a questo punto, che gli esseri umani sono innanzitutto "cercatori di senso". Lo sono anche nel lavoro, anche attraverso il lavoro. Il nostro cervello si è evoluto per attribuire senso alle nostre esistenze. Trovare senso significa creare una trama capace di mettere insieme in un racconto coerente fatti e persone, desideri, valori, gioie e sofferenze, aspirazioni, imprevisti e obiettivi. Scrivere questa trama è raccontare a noi stessi la nostra storia, è scriverla e viverla allo stesso tempo. «Il senso della vita è una costruzione (…) non ancora finita e che mai lo sarà», ha scritto recentemente il teologo Vito Mancuso. Una costruzione «che sempre avviene e si va facendo

  • continua Mancuso - a volte anche disfacendo» (A proposito del senso della vita, Garzanti, 2021). Perché la trama si può anche sfilacciare, può perdere coerenza, possiamo smettere di riconoscere in quello che facciamo una finalità, una dignità sufficiente a dargli un significato compiuto. E allora la nostra vita rischia di diventare non più una storia avvincente con tutte le sue meraviglie e i colpi di scena, ma una concatenazione sconclusionata di accadimenti sui quali quasi perdiamo il controllo, una vita "in-sensata".

Il lavoro gioca un ruolo cruciale in questo processo di costruzione o di disfacimento. Simone Weil, filosofa e operaia, coglie questo nesso. «Il senso di essere utile e persino indispensabile, sono bisogni vitali dell'anima umana». Così scrive ne La prima radice. Il lavoro diventa attività capace di rispondere ai bisogni vitali dell'anima facendoci sentire di essere utili ed indispensabili agli altri, trovando in questo "senso" e "con-senso", perché il senso è sempre una costruzione collettiva, generata da relazioni e dallo sforzo che esercitiamo assieme agli altri e per gli altri.

Stiamo attraversando una fase di transizione verso una società della "post-scarsità" e tale transizione produce implicazioni di vasta portata per quanto riguarda il nostro atteggiamento nei confronti delle risorse materiali e immateriali perché nelle nostre società della "post- scarsità" il senso di una vita si misura in ciò che accade dopo e oltre il soddisfacimento dei bisogni materiali. Ecco, allora, che non possiamo più guardare oggi al lavoro, con gli stessi occhi anche di pochi decenni fa. Sono cambiati i modi, i tempi, ma anche lo scopo e, appunto, il senso. Ed è, forse, anche per questo che il tempo appare propizio per provare ad interrogarci sul legame profondo tra ricerca di senso e lavoro.

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Fin quando i nostri modelli economici e la narrazione prevalente continueranno a considerare il lavoro nient'altro che una merce, a definire il salario come il suo prezzo e a stabilire che questo deve dipendere esclusivamente dal costo-opportunità e dalla produttività del lavoratore oltre che dalle condizioni di equilibrio di mercato, molto poco potrà cambiare. Una visione così semplicistica non può produrre nessun miglioramento degno di nota nella nostra comprensione di cos'è diventato oggi il lavoro, perché manca la comprensione profonda di ciò che davvero definisce il senso del lavoro e che attribuisce senso a tale lavoro.

  • ora di iniziare a raccontare un'altra storia. Ne abbiamo gli strumenti, l'occasione e soprattutto la necessità. La riflessione sul legame tra ricerca di senso e lavoro assume, ancor più oggi, una rilevanza fondamentale; ora che i segni di un disagio crescente diventano inequivocabili: l'insoddisfazione di milioni di lavoratori rispetto al loro lavoro ritenuto spesso inutile o addirittura socialmente dannoso; l'impossibilità, nonostante questo, di riuscire a trovare un'alternativa migliore; la scelta estrema del licenziamento davanti alla prospettiva di continuare a dedicare tempo ed energie ad un'attività che non si ritiene più degna (great resignation), o la scelta di distaccarsi emotivamente del tutto dal proprio lavoro e di ridurre al minimo impegno e coinvolgimento (silent quitting). Tutto questo in un contesto nel quale il bisogno di lavori significativi sembra diventare, ogni giorno più pressante e l'offerta, invece, sempre più scarsa.

Ma cosa c'entra una banca con la ricerca di senso? C'entra eccome! Tale ricerca, infatti, non è solo e tanto una ricerca interiore. Essa possiede una dimensione sociale, contestuale, culturale. Perché il senso è qualcosa che lega le esperienze, che assegna un posto agli avvenimenti, che illumina le scelte e che ci mette in relazione con un quadro più ampio fatto di persone e di storie. Se il significato immediato di un'azione deriva, infatti, dalla sua finalità, essa trova senso nella motivazione dell'azione stessa, la quale, a sua volta si inserisce in una visione più ampia della vita individuale che, infine, può maturare solamente, con riferimento a qualcosa che la trascende e la avvolge. Per questo il significato del singolo gesto può essere compreso appieno solo nell'ambito di un contesto più ampio, che supera lo spazio dell'individuo, connettendolo, al tempo stesso, ad altri e ad altro.

Riflettere sull'importanza del contesto nel processo di costruzione del senso ci aiuta anche a dar conto di quel fenomeno che, possiamo definire come una vera e propria "espropriazione esistenziale": una forma di deprivazione così profonda da portare alla scomparsa di senso, finalità e appartenenze e che genera quel disorientamento individuale e collettivo avvertito sempre più e non solo da fasce marginali della popolazione. Un fenomeno che può esitare in manifestazioni anche quantitativamente rilevanti come quello dei bullshit jobs descritti da David Graeber o delle tragiche "morti per disperazione" analizzate da Anne Case e Angus Deaton.

In che modo è cambiato il contesto di riferimento per determinare una tale incapacità di trovare o generare un significato profondo per le nostre esistenze? È interessante, a questo riguardo, la lettura che propone lo storico Yuval Noah Harari, secondo il quale tale mutamento non è altro che il principale frutto del progetto della modernità. Progetto che si fonda su un patto faustiano in virtù del quale "gli esseri umani accettano di rinunciare al significato in cambio del potere". Nel quadro premoderno gli uomini riuscivano a trovare un senso alle loro, spesso non facili, vite perché erano collocate in un progetto cosmico, fatto di finalità, voluto e governato da grandi dei moralizzatori e onniscienti. Trovare il senso significava, in questo contesto, scoprire e giocare il proprio ruolo in un piano sovraordinato e orientato al bene individuale e collettivo. Ogni esperienza della vita, così, sia gioiosa che tragica, poteva acquistare un senso, perché parte integrante di questa storia già scritta. «Non siamo al corrente del copione - continua Harari - ma possiamo essere certi che tutto accade per una ragione. Persino quest'orribile conflitto - o pestilenza, o siccità - ha un

VII

significato nel più ampio schema delle cose. Inoltre, possiamo fidarci del drammaturgo: di sicuro la nostra vicenda avrà una conclusione positiva e ricca di significato. Per cui anche la guerra - o la pestilenza, o la siccità - porterà qualcosa di buono: se non qui e ora, per lo meno nell'aldilà». Ma questo copione, mentre, da una parte, forniva valore ad ogni gesto, scelta e accadimento, al tempo stesso, ingabbiava tutti in ruoli e vicende predeterminate e li condannava a finali già scritti. Ecco perché il prezzo da pagare per poter trovare un senso alla propria vita era nientemeno che la rinuncia al proprio arbitrio. La modernità rifiuta questa visione straccia il copione e rivendica potere e autonomia. Così facendo, però, finisce per far sparire anche quel contesto comune di riferimento, che era bussola necessaria per dare senso all'esistenza. «La nostra vita non ha copioni, drammaturghi, registi o impresari - e non ha un senso», conclude Harari.

Per cambiare le cose, perché occorre farlo e piuttosto in fretta, non è necessario però, invertire la rotta. Per ricostruire un contesto capace di favorire la generazione di senso e limitare l'uso in-sensato del potere della tecnica, occorre, semmai, una accelerazione in avanti. Occorre sfruttare una "clausola di recesso" inserita nel patto della modernità: la possibilità di dar vita ad una narrazione alternativa. Sfruttare questa clausola vuol dire distogliere lo sguardo fissamente rivolto ai mediatori sacrali - Stato e Mercato - e rivolgerlo verso chi ci sta a fianco.

Una banca popolare, la Banca Popolare di Sondrio può essere parte di questa nuova narrativa. Una banca agente di cambiamento, culturale, economico e sociale. Una banca che con il suo radicamento e la sua azione può aiutare a creare spazi di vita generatori di senso. Una svolta nel segno di un nuovo umanesimo che può spingerci a riconquistare la nostra capacità di generare senso.

In questo quadro ampio si comprende meglio, credo, anche il ruolo altissimo e la dignità intrinseca del lavoro umano. Proprio perché lavorare significa umanizzare il mondo e questo trova senso solo se il lavoro è fatto con gli altri e per gli altri. Queste due dimensioni di socialità e gratuità non possono non essere poste al centro di un ripensamento profondo dell'organizzazione del lavoro della quale la nostra cultura, oggi, ha così grande bisogno.

Foto di: Martina Faldrini, Ufficio Normative Valmasino (SO)

VIII

Foto di: Diego Gallotta, Agenzia di Castel San Giovanni Val di Fassa (TN)

01.

02.

03.

04.

IX

INDICE

Lettera agli stakeholder

X

Highlights

XIV

INTRODUZIONE, CONTESTO E METODOLOGIA DI REDAZIONE

1

− Chi siamo, cosa facciamo e in cosa crediamo

3

Il Gruppo

6

− La nostra organizzazione territoriale

9

− Modello di business e strategie d'impresa

10

La Governance

24

− La Governance di Sostenibilità

31

− Il Sistema dei controlli interni

41

− Il valore di partecipare

47

− Il contesto della finanza sostenibile

58

Rischi ESG

62

Nota metodologica

83

ENVIRONMENT:

L'IMPEGNO PER IL CLIMA E L'AMBIENTE

113

− Ambiente e cambiamento climatico e gestione dei rischi C&E

123

− Finanza sostenibile e credito responsabile

166

SOCIAL:

L'IMPEGNO PER UN'ECONOMIA SOCIALE E SOLIDALE

201

− Valorizzazione delle risorse umane

204

− Diversità e pari opportunità

225

− Supporto alla comunità e legame con il territorio

238

Diritti umani

263

GOVERNANCE:

UN'AMMINISTRAZIONE SOSTENIBILE

267

− Solidità patrimoniale e performance economica

273

− Innovazione e trasformazione digitale

281

− Privacy e sicurezza informatica

292

− Integrità e lotta alla corruzione

301

Glossario

314

GRI Content Index

318

Relazione della Società di revisione indipendente

326

Tabelle Tassonomia

Allegato I - TCFD Report - documento separato

X

LETTERA AGLI STAKEHOLDER

Per una crescita duratura e sostenibile

Cav. Lav. Mario Alberto Pedranzini

Apro la DNF-Dichiarazione non finanziaria, richiamando il rapporto tra impresa e mercato. L'impresa-banca, nel caso specifico la Popolare di Sondrio, nel perseguire l'obiettivo statutario della creazione di valore in un orizzonte di medio-lungo periodo, tiene particolarmente in considerazione, in sintonia con la tradizione del credito popolare, le esigenze delle famiglie, delle piccole e medie imprese, delle cooperative e degli enti pubblici e privati, prestando peculiare attenzione ai territori serviti, a partire da quelli di origine della Valtellina e della Valchiavenna. Essa si propone, inoltre, di attuare ogni opportuna iniziativa volta a diffondere e incoraggiare il risparmio, valore tutelato dalla

Costituzione italiana.

Un obiettivo di lungo termine se consideriamo che, rimasto immutato nel tempo, ha consentito alla banca, nei suoi oltre 150 anni di storia, di prosperare, di svolgere al meglio il proprio ruolo, conseguendo utili costanti, premessa per la continuità e lo sviluppo aziendali. Uno sviluppo coerente, sempre mantenendo fede ai valori e ai principi dei soci fondatori, ispirando la propria operatività alle esigenze delle comunità e dell'ambiente in cui si è andata via via inserendo, mirando a produrre ricchezza e benessere, attraverso la valorizzazione delle risorse presenti sul territorio, in primis il capitale umano, innescando rapporti fiduciari basati sull'onestà e sul riconoscimento del valore del lavoro e, conseguentemente, del risparmio, per metterlo a frutto in un equo scambio con coloro che del risparmio necessitano per dare forma e corpo alle idee e ai propri progetti.

Del resto, non è da dimenticare che la Banca Popolare di Sondrio nasce dall'illuminata visione di Luigi Luzzatti, quella di dare vita al credito popolare, fondato sul nobile intento di sviluppare una cultura economica e sociale che, senza perdere di vista il contesto, facesse scaturire una combinazione armoniosa dei fattori di sviluppo, guardando all'interesse di tutti gli stakeholder e quindi anche al profitto, ma solo come una derivata.

Il nostro obiettivo, ieri come oggi, è quello di poterci definire attore economico investito di responsabilità sociale, protagonista del mondo imprenditoriale e aziendale contemporaneo, ove la sostenibilità in ogni suo aspetto pone questioni che riguardano un bene comune e un fine collettivo.

DICHIARAZIONE CONSOLIDATA DI CARATTERE NON FINANZIARIO 2023

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Banca Popolare di Sondrio Scpa published this content on 15 April 2024 and is solely responsible for the information contained therein. Distributed by Public, unedited and unaltered, on 15 April 2024 14:15:07 UTC.