MILANO (Reuters) - Il gup di Milano Lorenza Pasquinelli ha deciso oggi il non luogo a procedere "perché il fatto non sussiste " per l'ex AD di Saipem Stefano Cao, l'ex direttore finanziario Alberto Chiarini e la stessa società in relazione alla vendita del 12,5% detenuto da Eni a Cassa Depositi e Prestiti avvenuta nel gennaio 2016.

Lo hanno riferito fonti giudiziarie e i legali degli imputati.

"E' una sentenza giusta, che ha applicato rigorosamente il codice", ha detto a conclusione dell'udienza preliminare il legale di Cao, l'avvocato Fabio Cagnola.

Soddisfazione hanno espresso anche gli avvocati di Saipem, Massimiliano Foschini ed Enrico Giarda: "E' stata riconosciuta l'insussistenza dei reati".

La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti per i capi di imputazione a vario titolo di falso in bilancio, falso in prospetto e aggiotaggio.

La giudice nel corso dell'udienza preliminare aveva ammesso 500 parti civili, tutti piccoli azionisti.

Le accuse mosse dalla procura riguardavano il bilancio consolidato 2015 e la semestrale 2016 di Saipem, ritenuti tutti non aderenti all'effettiva condizione della società, e il prospetto informativo dell'aumento di capitale fino a 3,5 miliardi di euro approvato dal cda della società il 27 ottobre 2015.

Eni e Cdp hanno stipulato l'accordo di compravendita poco prima dell'aumento di capitale che, secondo l'accusa, sarebbe stato deciso per ripianare le perdite e, sempre secondo l'accusa, danneggiò i piccoli azionisti, il consorzio di 11 banche e la stessa Cassa.

Il prezzo di acquisto della quota Eni da parte di Cdp venne fissato nell'ottobre 2015 fra i 7,40 e gli 8,80 euro per azione, ma il valore del titolo crollò di oltre il 30% dopo che Saipem, fra l'intesa sul prezzo e il closing dell'operazione qualche mese più tardi, annunciò ulteriori svalutazioni per 1,3 miliardi.

Secondo la procura questi dati dovevano essere comunicati già nel 2015, ma le clausole del contratto su 'material adverse change' e 'material adverse effects' avrebbero potuto far saltare l'operazione di vendita da Eni a Cdp.

Tutti gli imputati hanno sempre respinto gli addebiti, e le difese nel corso dell'inchiesta avevano argomentato che i peggioramenti della redditività erano ben noti al mercato.

(Emilio Parodi, editing Claudia Cristoferi)