L'Italia ha reagito a malincuore all'accordo dell'Unione Europea sulle regole di bilancio più clementi per la zona euro a 20 nazioni, ma i dettagli del nuovo patto dimostrano che Roma ha buone ragioni di sollievo e deve affrontare solo una modesta pressione per ridurre il suo mastodontico debito pubblico.

Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha affermato che le nuove regole - che entreranno in vigore a partire dal 2025 - sono migliori di quelle precedenti, ma è rimasta delusa dal fatto che non abbiano escluso gli investimenti strategici dal calcolo del deficit e del debito dei Paesi.

"Questa è una battaglia che continueremo in ogni caso in futuro", ha dichiarato in una dichiarazione rilasciata nella tarda serata di mercoledì, poche ore dopo la conclusione dell'accordo.

Il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha detto che il nuovo Patto di Stabilità ha "alcuni aspetti positivi e altri meno", aggiungendo che solo il tempo potrà dire se funzionerà in modo efficace.

La reazione del mercato suggerisce che l'Italia potrebbe mettere una faccia scontrosa su un buon accordo.

Il divario tra i rendimenti obbligazionari decennali italiani e tedeschi, molto seguito, si è ristretto giovedì fino a raggiungere il valore più basso da giugno. Il rendimento del BTP decennale di Roma è destinato a registrare il maggior calo mensile dal 2013, alimentato dalle speranze di un taglio dei tassi d'interesse della Banca Centrale Europea.

Christopher Dembik, consulente senior per gli investimenti di Pictet AM, ha affermato che il nuovo patto è "più realistico" sulla riduzione del debito e consente un maggiore margine di manovra per gli investimenti.

"Questo è particolarmente positivo per l'Italia, che potrebbe trovarsi ad affrontare un maggiore controllo da parte degli investitori nei prossimi mesi, dato che il livello del debito continua ad aumentare e la crescita sta rallentando. Riteniamo che questo patto contribuirà a ridurre la pressione potenziale sulle obbligazioni italiane", ha aggiunto.

Da quando il precedente Patto di Stabilità è stato sospeso nel 2020 a causa della crisi sanitaria COVID-19, i programmi di recupero delle pandemie e la spinta dell'UE a spendere per mantenere gli obiettivi di clima, politica industriale e sicurezza hanno gonfiato i livelli di debito nazionale.

I requisiti di riferimento del Patto, ossia un deficit di bilancio entro il 3% del prodotto interno lordo e un debito non superiore al 60%, sembrano quasi irraggiungibili per molti Paesi, in particolare per l'Italia.

ALLEGGERIMENTO DEL DEBITO

La terza economia della zona euro ha registrato un rapporto deficit/PIL dell'8% l'anno scorso, gonfiato da costose agevolazioni fiscali sulle migliorie domestiche a risparmio energetico, e un debito del 141,6%.

Quest'anno il deficit è previsto al 5,3% e il debito al 140,2%.

L'ultimo piano economico di Roma mira a ridurre il rapporto debito/PIL di un trascurabile 0,6 punti percentuali tra il 2023 e il 2026, mentre le nuove regole dell'UE prescrivono una media annuale minima di almeno 1 punto percentuale all'anno.

A prima vista, questo dovrebbe significare problemi per l'Italia - ma i dettagli suggeriscono un'altra storia.

La riduzione di 1 punto non si applica quando un Paese ha un deficit superiore al 3% ed è sottoposto a una procedura disciplinare dell'UE per tagliarlo.

Paradossalmente, ciò consentirebbe a Roma di trarre vantaggio dal fatto di avere un deficit eccessivo, in quanto la Commissione Europea probabilmente la sottoporrà a una procedura d'infrazione il prossimo anno, secondo una fonte governativa romana.

Inoltre, in base alle nuove regole, il periodo massimo concesso ai Paesi per tagliare i loro deficit è esteso a sette anni, il che dovrebbe essere applicato all'Italia, a condizione che attui il suo piano di risanamento post-COVID in modo tempestivo.

Data la frequenza delle crisi economiche e finanziarie, ciò comporta il rischio che il percorso di consolidamento venga costantemente interrotto e non raggiunga mai il traguardo previsto.

Un altro vantaggio per l'Italia è il fatto che fino al 2027, i pagamenti degli interessi saranno esclusi dai tagli al deficit richiesti per portare il deficit al 3% del PIL, lasciando più denaro nelle casse dei governi nazionali per gli investimenti.

"L'accordo dà più respiro all'Italia, almeno per il periodo 2025-2027", ha dichiarato Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte.

"Per questo motivo sarà positivo per i BTP in una prospettiva di medio termine". (Servizio aggiuntivo di Jan Strupczewski e Dhara Ranasinghe, scrittura di Gavin Jones; Editing di Emelia Sithole-Matarise)