MILANO (MF-NW)--"Un mercato nascente e molto promettente. E' il mercato volontario dei crediti di CO2, che si sta sviluppando in parallelo a quello regolamentato europeo Ets. Dove la CO2, come noto, quota a 85 dollari alla tonnellata ed è considerata a forte sconto rispetto al costo reale dell'anidride carbonica (che è stimato in 185 dollari). A differenza dell'Ets, che si basa sulla carbon reduction, ovvero un sistema che vuole spingere le aziende a ridurre le proprie emissioni dirette, il mercato volontario si basa sulla carbon removal, ovvero tecnologie che consentono di rimuovere la CO2 già presente in atmosfera. Entrambi questi sistemi sono importanti, ma il mercato volontario offre grandi opportunità a quelle industrie che non riescono a decarbonizzare del tutto i propri processi produttivi".

E' quanto sostiene Stefano Cappello, ceo&founder di Limenet, secondo cui "il mercato Ets nasce come strumento di mitigazione per contrastare il cambiamento climatico. Per contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi fissati come soglia massima dall'Accordo di Parigi del 2015 sul clima è necessario limitare l'emissione di CO2 in atmosfera. Ma è un obiettivo ormai fuori dalla nostra portata. Ed è per questo che ha senso andare oltre gli obblighi normativi e farsi parte attiva di un approccio positivo, che contribuisca non solo a regolare le emissioni con azioni concrete ed efficaci ma anche a ridurre la CO2 prodotta in eccesso o già in circolazione".

"Foreste e oceani sono serbatoi naturali per la CO2 ma, dato l'aumento esponenziale della produzione di gas serra, non riescono più a stare al passo con la sua rimozione. Per milioni di anni la CO2 è rimasta intrappolata in giacimenti e combustibili fossili che, in soli 150 sono stati bruciati e riemessi in atmosfera. Studiare diverse soluzioni tecnologiche per la rimozione della CO2, dalle tecnologie di cattura, al trasporto, allo stoccaggio deve essere una priorità assoluta di tutti, aziende e istituzioni, cittadini e consumatori", ha aggiunto.

"Una volta messe a terra queste tecnologie - ha spiegato Cappello - si riesce a ridurre effettivamente la quota di CO2 nell'atmosfera. La CO2 catturata e stoccata può, oltre a generare effetti positivi sull'ambiente, trasformarsi in un'opportunità di investimento se 'impacchettata' in certificati che vengono acquistati e venduti su un mercato ad hoc. In Europa esiste già un mercato regolamentato: il sistema europeo di scambio delle quote di emissione (Ets). In sostanza, vengono assegnati dei 'permessi' di emissione di CO2 a tutti i soggetti che sono forti emettitori di Ghg (green houses gas). Questi permessi, o 'free allowances', vengono rilasciati dalla Commissione europea alle società che partecipano al mercato".

"I permessi variano a seconda del settore, e sono tanto più generosi quanto più il settore è difficile da decarbonizzare. Per questi settori, chiamati Hard To Abate (Hta) - cemento, acciaio, carta - le free allowances sono tipicamente ampie. Alla fine dell'anno, le società ricevono un audit da terze parti che determinano la quantità di CO2 effettivamente emessa. Se hanno emesso più di quanto permesso, devono pagare una 'mora' e riacquistare i crediti di CO2 a compensazione sul mercato Ets. Se hanno emesso di meno, possono vendere i loro crediti", ha aggiunto, sottolineando che "questo mercato Ets vale circa 850 miliardi di euro, rappresentando il 90% del mercato globale di scambio di quote di CO2. Per capire la crescita del mercato, basti pensare che nel 2017 il costo per compensare una tonnellata di CO2 oscillava tra i 4 e 5 euro mentre nel 2023 ha toccato i 105 euro".

"Più di recente si è creato anche un mercato volontario, in cui le società che vogliono essere carbon neutral acquistano crediti o certificati di emissione negativi da fornitori che possono garantire un offset di Ghg. Questo mercato ha visto non solo una crescita esponenziale per la spinta ecologista di aziende leader nel proprio settore, ma anche per la domanda di sostenibilità da parte dei consumatori: le società, dunque, acquistano crediti per annullare la propria impronta di CO2", ha proseguito il ceo.

Secondo Cappello, "il mercato regolamentato, dopo i primi esperimenti nel 2005, funziona a regime dal 2008: le quote vengono messe all'asta in una borsa di valori. Oggi copre quasi 18.000 impianti e le aziende industriali, attraverso banche, fondi di investimento, broker e una dozzina di società di trading, scambiano ogni giorno da 20 a 30 milioni di tonnellate di CO2, anticipando le future variazioni del prezzo del carbonio. Il prezzo del carbonio, tra i 4 e 5 euro nell'aprile 2017, nel febbraio 2023 ha raggiunto il picco dei 105 euro per poi ritracciare intorno agli 80 attuali, ma si stima che raggiungerà quota 150 euro nel 2030. E non è un caso che inizino a moltiplicarsi anche i fondi di investimento specializzati nei mercati del carbonio che si basano sulle quote di CO2".

"I fondi di investimento trovano terreno fertile nel mercato volontario dove i prezzi sono decisamente più variabili. Il mercato volontario ha la caratteristica di non garantire uno standard di qualità per i suoi crediti: la qualità (e il prezzo di vendita), dipendono dalla monitorabilità del sottostante. Se questo è una foresta - che è certamente un sistema capace di assorbire CO2, ma la cui durata nel tempo non può essere garantita - il valore del certificato è inferiore a quello che ha come sottostante una tecnologia industriale di cattura e stoccaggio. A oggi il 95% dei crediti nel mercato volontario si basa sull'afforestazione o altri metodi biologici di cattura del carbonio che però garantiscono bassa monitorabilità e stabilità nel tempo", ha concluso.

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November 06, 2023 10:57 ET (15:57 GMT)