MILANO (MF-DJ)--Dopo l'opinione di questo giornale espressa in Orsi e

Tori di sabato 18 dicembre, MF-Milano Finanza ha aperto un dibattito a

piú voci sulla strategia migliore per proteggere e preservare i valori

delle cooperative bancarie. Di seguito un nuovo intervento sul tema da

parte di Stefano Zane, presidente del Comitato per l'Autonomia e l'Indipendenza della Banca Popolare di Sondrio.

Domanda. Dottor Zane, con la trasformazione in spa della Popolare di Sondrio si chiude la stagione della riforma delle popolari. Che bilancio si può farne?

Risposta. Se si guarda al risultato con l'ottica della Bce e della Banca d'Italia, il bilancio è positivo: le grandi popolari sono sparite, l'esperienza cooperativistica popolare del fare banca è quasi archiviata e omologata ad un modello di impresa bancaria contendibile dal mercato con l'unico obiettivo della grande dimensione, ritenuta l'unica strada per garantire la stabilità del sistema bancario. Ritengo però che questo approccio sia profondamente sbagliato, sono infatti innumerevoli le evidenze scientifiche che confermano che non c'è alcuna relazione tra la grande dimensione bancaria e la stabilità del sistema.

D. Si potevano immaginare percorsi differenti?

R. A mio avviso non c'era nessun bisogno di trasformazione. Bastava intervenire sulla mala gestio alla base delle crisi e che non era certo la forma giuridica delle banche. Tante sono state le banche in forma di spa che sono andate in crisi. il Monte dei Paschi di Siena, ad esempio, aveva accumulato un patrimonio enorme nei suoi 600 anni di storia senza distribuzione di dividenti e, una volta diventato spa in breve tempo lo ha visto dilapidarsi grazie a una dirigenza disastrosa che, facilitata dalla forma di spa, ha operato indisturbata dagli organismi di vigilanza che raccomandavano una strategia basata su fusioni e acquisizioni in nome della dimensione e della stabilità del sistema.

D. Che futuro vede per le banche rimaste popolari in Italia?

R. Penso che il sistema delle banche popolari, unitamente alle bcc, sia fondamentale per la tenuta economica del paese. Le nostre imprese, specie le piccole, hanno necessità di un sistema creditizio territoriale che sia loro vicino, con cui confrontarsi e dialogare, che parli la lingua dell'impresa, e dell'imprenditore, anche il dialetto. Abbiamo bisogno di banche territoriali che abbiano chiara la loro missione e che siano professionalmente preparate. Oggi la vigilanza propugna un sistema che frustra l'imprenditorialità, l'iniziativa autonoma e lo sviluppo di modelli di impresa bancari diversi da quelli che possono essere governati con gli algoritmi, le norme, la burocrazia. Quindi il modello avrà un futuro se saremo in grado, come cittadini, imprenditori e italiani, di guadagnarcelo, ma non sarà facile.

D. Pensa che in alcuni casi specifici sia possibile introdurre nelle ex popolari forme di governance che bilancino lo spirito cooperativo e le richieste del regolatore?

R. Penso proprio di si. Gli strumenti ci sono e partono dallo statuto. Ad esempio, la Popolare di Sondrio ha ripreso nel proprio oggetto sociale di spa gli articoli che aveva da Popolare, ribadendo la propria missione. Come Comitato abbiamo avanzato la proposta che la banca nella sua nuova veste giuridica di società per azioni possa assumere lo status di società benefit per azioni. Anche il voto maggiorato è uno strumento previsto dal nostro ordinamento, finalizzato a dare stabilità ad un azionariato diffuso. Opzione per altro bocciata dalla Bce nella prima versione del nuovo statuto. In quest'ottica il Comitato per l'Autonomia e l'indipendenza continuerà la sua opera di sensibilizzazione e proposta affinché, anche nella forma giuridica di spa, l'istituto mantenga, ed anzi valorizzi e sviluppi, la propria specifica vocazione

fch


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January 18, 2022 03:07 ET (08:07 GMT)