ROMA (MF-DJ)--Ieri i leader del centrodestra sono tornati a riunirsi, ma in fondo solo per dirsi quello che era chiaro da tempo: le distanze sono enormi e accorciarle, a meno di un mese dalle amministrative, sarà difficile.

Lo scrive La Stampa spiegando che le doti indiscusse di padrone di casa di Silvio Berlusconi non sono bastate per addolcire un clima definito, dagli stessi partecipanti, «gelido». Il vertice ad Arcore, convocato all'improvviso dopo molti balletti sulle date, aveva un'importanza simbolica, ma è fallito su due aspetti politici non trascurabili: le elezioni amministrative e le prospettive della coalizione. Dopo alcuni passaggi sulla giustizia (Salvini ha chiesto impegno, anche mediatico, per i referendum), lo scontro più duro è avvenuto sulla Sicilia, che torna al voto in autunno: Giorgia Meloni pretendeva di ottenere l'appoggio alla ricandidatura di Nello Musumeci, attuale governatore, Matteo Salvini, convinto che il presidente non abbia molte chance di vittoria, ha chiesto di prendere tempo e Berlusconi ha tentato un'impossibile mediazione.

I leader sono entrati con idee diverse e sono usciti con visioni e versioni opposte tanto che ad uscire sono state soltanto note di partito.

Al termine del vertice il Cavaliere e Salvini ostentavano ottimismo: «sono molto soddisfatto», dice il segretario del Carroccio tornando a Roma; «solo un pazzo potrebbe pensare di mandare all'aria questa coalizione. Aggiorneremo il programma, ne avremo uno unico, la coalizione va avanti spedita», ribadiva il Cavaliere. Ottimismo smentito da un comunicato di Fratelli d'Italia: «l'unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti».

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1808:58 mag 2022


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May 18, 2022 02:59 ET (06:59 GMT)