MILANO (MF-DJ)--I negoziati alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow stanno andando verso la conclusione. La dichiarazione congiunta a sorpresa di ieri di Cina e Stati Uniti non garantisce in alcun modo il raggiungimento di un accordo globale significativo, ma migliora le probabilità di un'intesa.

Un accordo di successo alla Cop26 dovrebbe prevedere il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius e fornire gli strumenti necessari per monitorare i progressi al fine di contribuire a realizzarlo. Quasi 200 Paesi dovrebbero concordare i dettagli in quattro aree politiche chiave. Per arrivarci, i prossimi due giorni, o forse un po' di più, dovranno essere un esercizio di diplomazia internazionale mentre la pressione aumenta e il tempo stringe. Qualunque accordo emergerà potrà avere grandi implicazioni per le imprese.

L'annuncio di ieri di Washington e Pechino non contiene dettagli e nuovi impegni concreti, ma aumenta le possibilità di un accordo globale. Dopo mesi di acrimonia, l'intesa abbassa la tensione e lancia un segnale importante: le due maggiori economie e i maggiori inquinatori del mondo sono disposte a mettere da parte le loro molte differenze per affrontare un problema comune di grande importanza.

Potrebbe essere il primo step verso un altro accordo fondamentale: l'accordo di Parigi del dicembre 2015 è stato costruito infatti sulla base di un annuncio congiunto sui cambiamenti climatici tra Cina e Stati Uniti nel novembre 2014. C'è molto meno tempo per raggiungere un'intesa a Glasgow. Tuttavia, le scadenze incombenti possono favorire progressi in negoziati complessi: questo è un pilastro del processo decisionale nell'Unione europea e non solo. L'allineamento tra Pechino e Washington indebolisce anche il potere di un blocco di Paesi come Arabia Saudita, Russia, Brasile e Australia.

Il più grande ostacolo al progresso è rappresentato dall'ampiezza delle ambizioni. Ci sono molte questioni da affrontare e i Paesi hanno una vasta gamma di prospettive, cosa che rende i negoziati estremamente complessi.

Per fare una grande differenza, l'accordo dovrebbe risolvere quattro punti chiave in sospeso. In primo luogo, i Paesi sviluppati dovrebbero mantenere le promesse precedenti di fornire 500 miliardi di dollari alle Nazioni in via di sviluppo entro il 2025 per contribuire a finanziare la loro risposta ai cambiamenti climatici. In secondo luogo, sarebbero necessarie regole dettagliate per monitorare e scambiare le quote nazionali delle emissioni di carbonio. In terzo luogo, le Nazioni dovrebbero segnalare periodicamente dati affidabili e comparabili sulle emissioni di gas serra. Infine, dovrebbero accettare di aggiornare regolarmente i piani nazionali di decarbonizzazione con obiettivi sia a breve termine che al 2050. Ci sono anche una serie di accordi collaterali in discussione che riguardano questioni associate come le emissioni di metano e la deforestazione.

Gli impegni della Cop possono sembrare lontani dalle attività quotidiane di aziende e investitori nel breve termine, ma apportano la necessaria chiarezza alla pianificazione a lungo termine. Le grandi aziende confrontano sempre più le loro strategie di sostenibilità con l'accordo di Parigi e presumibilmente le aggiorneranno dopo il vertice di Glasgow.

I piani nazionali di decarbonizzazione a breve termine forniscono utili informazioni alle imprese e agli investitori su come ciascun Paese intende decarbonizzare. Ad esempio, i piani probabilmente delineeranno quali tecnologie i Governi si aspettano di utilizzare nel loro Paese: idrogeno verde, energie rinnovabili, nucleare o gas con cattura e stoccaggio del carbonio. Potrebbero anche esserci dettagli cruciali su quando i siti rinnovabili potrebbero essere messi all'asta e quali incentivi politici specifici potrebbero essere utilizzati, come obiettivi per i veicoli elettrici o crediti d'imposta.

Sarà una grande sfida trovare un accordo su tutte e quattro le questioni politiche in sospeso a Glasgow, ma un'intesa che risolva anche alcune di esse ridurrebbe il tipo di incertezza che blocca le imprese. Sarebbe una buona notizia non solo per il pianeta, ma anche per gli investitori.

cos

(END) Dow Jones Newswires

November 11, 2021 11:41 ET (16:41 GMT)