I Pmi giunti oggi dalla zona euro rafforzano l'idea che l'economia stia affrontando abbastanza bene un inverno caratterizzato da forti pressioni dei prezzi, segnalano gli analisti.

L'indice del dollaro cede lo 0,06% contro un paniere di sei valute.

"Gli Stati Uniti non sono più la camicia più pulita nel bucato dell'economia globale", commenta Ray Attrill, head of foreign-exchange strategy della National Australia Bank, che prevede che l'indice del dollaro scenderà a 100 entro la fine di marzo e l'euro salirà a 1,10 dollari.

I mercati monetari prevedono che la Fed effettuerà solo altri due rialzi dei tassi da un quarto di punto a un picco intorno al 5% entro giugno, per poi iniziare a tagliare i tassi nel resto dell'anno.

Nell'ultima settimana invece l'euro ha guadagnato quasi lo 0,8% aiutato da una serie di commenti in ambito Bce, che hanno suggerito la necessità di un maggior numero di rialzi dei tassi rispetto a quanto attualmente anticipato dal mercato per combattere l'inflazione.

Nei confronti dello yen, il biglietto verde perde lo 0,33% dopo due giorni di rally.

"Ci stiamo rapidamente lasciando alle spalle l'era dello yen debole", dice Attrill di Nab, spiegando che "è solo una questione di tempo - probabilmente mesi anziché trimestri - perché la Banca del Giappone suoni la campana a morto" per la politica di controllo della curva dei rendimenti.

Lo strategist prevede che il cross dollaro/yen - al momento a 130,23 - scenderà a 125 entro fine marzo.

(versione italiana Antonella Cinelli, editing Sabina Suzzi)

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