ROMA - I ministri del commercio del G7 hanno detto che, se necessario, utilizzeranno i propri "trade tools" per contrastare le pratiche che distorcono il mercato, in una dichiarazione che evidenzia un tono più duro rispetto a un comunicato precedente.

I ministri del G7 si sono incontrati in Calabria dopo che questo mese l'Unione europea ha imposto tariffe sulle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina per cercare di tutelare l'industria automobilistica nei 27 Paesi dell'Unione dai veicoli elettrici cinesi che, secondo l'Ue, beneficiano di forti sovvenzioni.

"Continueremo a contrastare le politiche e le pratiche non di mercato, così come la pericolosa capacità in eccesso non di mercato e le altre distorsioni del mercato che ne derivano", si legge nelle sei pagine della dichiarazione del G7, che non contengono alcun riferimento specifico alla Cina.

"A tal fine, continuiamo a impegnarci a utilizzare efficacemente i nostri strumenti commerciali e, se opportuno, a svilupparne di nuovi, per identificare, sfidare e contrastare queste pratiche e per promuovere regole e norme internazionali più forti, insieme ai partner", si legge.

La dichiarazione ha adottato una linea più dura rispetto al comunicato finale pubblicato l'anno scorso alla fine di una riunione ministeriale del G7 in Giappone, che puntava a disincentivare il protezionismo e la distorsione del mercato più che a impiegare strumenti commerciali.

Oltre alle tariffe, tra gli strumenti per frenare pratiche sleali potrebbero essere previste regole più severe per controllare gli investimenti stranieri, come quelle proposte quest'anno dall'Ue.

La Gran Bretagna, l'unico membro europeo del G7 che non fa parte dell'Ue, ha segnalato ieri di non essere pronta a seguire Bruxelles nell'introduzione di dazi sui veicoli elettrici cinesi, affermando che le sue aziende automobilistiche non hanno denunciato alcuna pratica sleale da parte dei rivali.

I ministri, che si sono incontrati a Villa San Giovanni, in Calabria, hanno anche detto che "la resilienza economica richiede la riduzione del rischio attraverso la diversificazione e la riduzione delle dipendenze critiche", facendo un probabile riferimento al primato della Cina nelle catene di approvvigionamento strategiche.

"Riconosciamo che le politiche e le pratiche non di mercato non solo minano l'ordine economico internazionale libero ed equo basato sulle regole, ma possono anche esacerbare le dipendenze e le vulnerabilità strategiche e ostacolare lo sviluppo sostenibile dei Paesi emergenti e in via di sviluppo", si legge nella dichiarazione.

Il G7 è composto da Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti; anche l'Unione europea è tra i partecipanti.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Stefano Bernabei)