ROMA (MF-DJ)--Prima mossa del ministro Andrea Orlando per bloccare le delocalizzazioni industriali. Ieri il responsabile del Lavoro ha inviato al presidente del Consiglio, Mario Draghi, una bozza di norme per rafforzare la responsabilità sociale delle imprese e per introdurre una serie di vincoli al trasferimento di produzioni dall'Italia in un altro Paese. Partita delicata - perché incide sulla libertà di impresa e sull'insieme delle regole europee sulle attività economiche - ma che il governo ha deciso di giocare dopo diversi annunci di chiusure di impianti, in particolare tra fornitori dell'industria dell'automobile con forti ricadute sull'occupazione.

Negli ultimi mesi hanno annunciato la chiusura e i licenziamenti la Gianetti Ruote, controllata dal fondo tedesco Quantum, con 152 addetti; la Gkn di Campi Bisenzio, di proprietà del fondo inglese Melrose, con 422 dipendenti; e poi la Timken di Villa Carcina con circa 110 lavoratori. Tutte imprese metalmeccaniche, tutte multinazionali, tutte fornitrici anche per l'assemblaggio di auto. Al piano che sta prendendo forma Orlando lavora insieme al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. È quello dell'automotive, dunque, il comparto produttivo che più preoccupa il governo, oltreché i sindacati. Per le sue caratteristiche resta il perno dell'apparato produttivo nazionale: dalle lamiere alle plastiche fino ai chip, alla costruzione di un'automobile contribuisce un po' tutta l'industria. Complessivamente sono oltre 200.000 gli addetti nel settore. Ma l'accelerazione che l'Europa intende imprimere alla transizione verso i motori elettrici (la Commissione ha proposto di bloccare la produzione dei motori tradizionali dal 2035) è in grado di cambiare in tempi brevi lo scenario. Su questo processo pesa non poco anche l'obiettivo di tagliare del 55% rispetto ai valori del 1990 le emissioni di anidride carbonica nel 2030. La transizione verso l'elettrico può portare ad una riduzione di personale e a un taglio dei fornitori visto che un motore elettrico ha assai meno componenti di quello alimentato a benzina.

Il progetto presentato da Orlando a Draghi prevede di contrastare le delocalizzazioni su più fronti. Da una parte accompagnare i processi di riconversione produttiva, dall'altra introdurre vincoli alle dismissioni. L'idea, inserita nel progetto, è di estendere la responsabilità sociale dell'impresa - spiegano i tecnici del ministero - anche alla fase di dismissione dell'attività. Nel caso in cui la decisione di chiusura non sia stata provocata da «squilibrio patrimoniale o economico-finanziario che renda probabile la crisi o l'insolvenza». Proprio in questa fattispecie ricadrebbero i casi delle multinazionali che hanno annunciato lo spostamento della produzione in altri Paesi, per sfruttare probabilmente regole fiscali più favorevoli o condizioni di costi inferiori a quelli italiani.

Prima, però, di avviare la procedura di licenziamento collettivo l'azienda avrà «l'obbligo» di informare preventivamente le organizzazioni sindac ali e le autorità locali del luogo dove di trova lo stabilimento. Un passaggio per evitare che i licenziamenti siano comunicati dall'oggi al domani con un messaggio WhatsApp o con una e-mail direttamente ai dipendenti, come è successo alla Giannetti e alla Gkn. L'informativa dovrebbe essere sufficiente per aprire di fatto un negoziato con i sindacati sulla strategia aziendale. La bozza di regole inviata a Palazzo Chigi accenna alla predisposizione di «un piano di mitigazione delle ricadute occupazionali ed economiche connesse alla chiusura». Qui entra in gioco la responsabilità sociale dell'attività di impresa, nei confronti dei propri dipendenti ma anche rispetto ai territori nei quali hanno operato. Accanto all'azione dell'impresa ci sarà necessariamente anche quella del governo con la messa in campo degli ammortizzatori sociali necessari ma anche con interventi di politiche attive per il lavoro, compresi eventuali processi di formazione e riqualificazione professionale. Che questo possa essere sufficiente e bloccare le delocalizzazioni lo di vedrà soltanto quando il piano Orlando- Giorgetti sarà operativo. Certo le misure non saranno retroattive e dunque non potranno essere applicate alle vertenze già aperte al ministero dello Sviluppo economico.

pev

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August 11, 2021 04:12 ET (08:12 GMT)