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Top/Flop della settimana |
In aumento
In calo
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Materie prime |
Petrolio: Questa settimana i prezzi petroliferi sono sprofondati, zavorrati dai crescenti timori di recessione che pesano sulle prospettive della domanda di oro nero. Gli ultimi dati dell'inflazione negli Stati Uniti dovrebbero incoraggiare la Fed ad aumentare i tassi di almeno 75 punti base, un'azione forte che potrebbe far precipitare l'economia americana verso la recessione, sinonimo di una minor domanda di petrolio. Tuttavia, nei fatti, i mercati petroliferi rimangono molto tesi e l'OPEP lo ha ricordato nelle ultime previsioni, che sono ormai sul 2023. Nonostante i timori di recessione, il cartello prevede una crescita della domanda per il prossimo anno dell'ordine di 2,7 milioni di barili al giorno (mgb), mentre parallelamente si indeboliscono, o addirittura spariscono, i margini di manovra per far aumentare l'offerta mondiale. Ciò non ha impedito al petrolio di superare al ribasso la barra dei 100 dollari il barile per i due riferimenti mondiali, il Brent e il WTI. Metalli: Nuova sequenza al ribasso per il settore dei metalli industriali che subisce in pieno le inquietudini concernenti la domanda di metalli di base. Le ultime statistiche economiche della Cina hanno pesato sul sentimento degli investitori, poiché nel secondo trimestre il PIL cinese si è ridotto del 2,6% rispetto al trimestre precedente. La tonnellata di rame è quotata ormai attorno ai 7200 dollari. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro si avvicina alla linea dei 1700 dollari l'oncia, ovvero il livello minimo da agosto dello scorso anno. Prodotti agricoli: Questa settimana a Chicago sono calati i prezzi del grano e del mais, rispettivamente a 790 e 600 centesimi per bushel. Nell'ultimo rapporto il Dipartimento Americano dell'Agricoltura ha rivisto al ribasso le previsioni di produzione per l'Unione Europea e l'Ucraina con 2 milioni di tonnellate in meno ciascuna, rispettivamente a 134,1 e 19,5 milioni di tonnellate. Tuttavia, in Russia e in Canada le stime sono aumentate in proporzioni simili. |
Macroeconomia |
Clima: Settimana negativa a Pechino. A causa dell'impatto dei molteplici lockdown, nel secondo trimestre l'economia cinese ha rallentato fortemente. Il PIL della seconda economia mondiale è calato del 2,6% sul periodo aprile-maggio-giugno, ben al di sotto del consensus che contava su un calo dell'ordine dell'1,4%. Si presenta dunque una scelta amletica per la Banca Popolare Cinese: ridurre o non ridurre i tassi d'interesse? La prima soluzione rischierebbe di alimentare l'inflazione, rimasta relativamente debole fino ad adesso. Per quanto riguarda la seconda, questa potrebbe far sprofondare l'economia in una situazione di stagflazione causata principalmente da questa crescita barcollante. Il 4,0% di espansione del PIL atteso sull'insieme dell'anno rimane decisamente debole per l'economia cinese. Tassi: Per quanto riguarda i rendimenti obbligazionari, questa settimana si è accentuato lo spread dei tassi US che segna un vecchio record di 2000. Il debito americano a dieci anni è attualmente al 2,96%, ovvero rispettivamente 0,10% e 0,17% in meno delle scadenze a 2 e 5 anni. Ricordiamo che l'inversione dei tassi è tradizionalmente un segnale premonitore di una recessione e a ogni modo ne illustra sempre i timori. In Europa la tendenza ribassista continua: l'OAT francese torna sull'1,68% sui 10 anni dopo essere salito al 2,4% meno di un mese fa. La firma tedesca ritrova i livelli di fine maggio con l'1,14% del rendimento per le maturità a 10 anni. Infine, i 10 anni italiani si stabilizzano da inizio settimana sul 3,35%, ovvero circa l'1% al di sotto del picco di metà giugno. Valute: Mercoledì la moneta unica europea ha sfondato il livello di parità - 0,9998$ - rispetto al dollaro. È la prima volta in circa 20 anni. Nel momento in cui scriviamo queste linee, l'euro si è leggermente ripreso ed è quotato a 1.006$. Rimane tuttavia in calo di circa il 12% rispetto a inizio anno, un declino causato in gran parte dai crescenti timori di recessione oltre alla guerra in Ucraina. Ritroviamo la stessa tendenza dinanzi al franco svizzero - 0.9871CHF. C'è tuttavia un punto positivo: dall'inizio della settimana l'euro ha ripreso colore rispetto alla sterlina - a 0.8507GBP - mentre la partenza di Boris Johnson giocava piuttosto a sfavore. Criptovalute: Periodo complicato anche per i criptoinvestitori. Così come OpenSee riduce l'organico del 20% a causa della "combinazione senza precedenti dell'inverno crittografico e dell'instabilità macroeconomica", anche gran parte dell'industria si trova nella tormenta. Tra riduzione dei costi a palate dopo mirabolanti operazioni di sponsorizzazione di club e denominazioni di stadi, appaiono delle difficoltà operative presso alcune aziende chiave dell'ecosistema - Celsius Network, 3AC... Il bitcoin, che da metà giugno è una seconda volta sotto i 21.600 dollari, non aiuta affatto in una situazione così complessa. Calendario: La prossima settimana si annuncia più tranquilla sul lato delle statistiche economiche. Il solo evento all'orizzonte, non di poca importanza, è la riunione della BCE di giovedì prossimo. Dovrebbe essere annunciato, per la prima volta in dieci anni, un aumento di 25 punti base. L'indomani è atteso l'indice PMI manifatturiero americano. |
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*La performance settimanale degli indici e delle azioni si riferisce al periodo che va dall'apertura dei mercati il lunedì alla preparazione di questa newsletter il venerdì. La performance settimanale di materie prime, metalli preziosi e valute si riferisce a un periodo di 7 giorni da un venerdì al successivo, fino alla preparazione di questa newsletter. Tali attività continuano la loro quotazione nei weekend. |