Sono le stime di Confindustria Moda che nella sua terza indagine relativa all'impatto del coronavirus sulle imprese del settore mostra una contrazione media del fatturato nel trimestre estivo del 27,5%: meglio del -36,2% e del -39% registrati nel primo e secondo trimestre ma molto lontano dal rimbalzo visto dall'economia italiana nel suo complesso (+16,1% il Pil nazionale).

"È sempre più grave la crisi del settore del Tessile, Moda e Accessorio, oramai impotente di fronte a questa seconda ondata pandemica. Le aziende che compongono le nostre filiere sono generalmente piccole e medie imprese ed è quindi naturale che vengano più colpite rispetto alla media", commenta il presidente di Confindustria Moda Cirillo Marcolin. Una debolezza, spiega, dovuta alla diminuzione del mercato domestico e alle grandi difficoltà nell'export, vero polmone del Made in Italy.

La raccolta ordini nel trimestre è scesa del 24,7%.

Le stime, frutto di un sondaggio chiuso alcune settimane fa tra le aziende che aderiscono a Confindustria Moda, non tengono conto, tra l'altro, dell'ultimo ulteriore peggioramento dell'epidemia e delle nuove misure restrittive in arrivo o messe in campo dai vari Paesi europei.

Quasi la metà (il 44%) delle aziende del panel prevede per fine anno perdite di fatturato superiori al 35%.

Nel terzo trimestre il 74% delle aziende ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali rispetto al 90% emerso nelle rilevazioni precedenti. Resta concreto il timore di un forte impatto sull'occupazione una volta che saranno sbloccati i licenziamenti, congelati dal governo fino al prossimo marzo, ha ammesso il presidente Marcolin.

(Claudia Cristoferi, in redazione a Milano Sabina Suzzi)