MILANO (MF-DJ)--Il Perù è senza un presidente da ieri sera, dopo che il suo ultimo leader si è dimesso solo sei giorni dopo aver preso il potere e i legislatori non sono stati in grado di individuare un nuovo capo di Stato per porre fine a una crisi costituzionale che ha messo in luce una profonda rabbia popolare per la corruzione della classe politica.

Il Perù si trova ora in acque inesplorate. Non c'è un presidente al timone e un congresso frammentato e profondamente impopolare sta cercando di decidere chi dovrebbe guidare il Paese mentre la gente protesta nelle strade. Con due presidenti che si sono dimessi in meno di una settimana - Martin Vizcarra è stato messo sotto accusa lunedì e poi Manuel Merino che ha lasciato ieri - il Perù è in bilico.

Ieri sera, gli stessi legislatori che con l'impeachment di Vizcarra hanno dato il via a sei giorni di proteste hanno discusso su chi tra loro sarebbe stato scelto per sostituire Merino, che non aveva un vicepresidente. A un certo punto hanno preso in considerazione un parlamentare di sinistra, Rocio Silva, che aveva rotto con la maggior parte dei legislatori votando contro l'impeachment. I media hanno riferito che i legislatori stavano anche prendendo in considerazione i membri del Purple Party centrista, che si era opposto in modo schiacciante alla rimozione di Vizcarra.

A tarda sera, però, il Congresso diviso, che secondo i sondaggi la maggior parte dei peruviani considera corrotto, non era riuscito a nominare un nuovo presidente per guidare il Paese di 32 milioni di abitanti.

"E' un Paese che è ovviamente molto agitato, stufo e veramente sofferente a causa della pandemia e dell'economia", ha detto Michael Shifter, presidente del Dialogo Interamericano con sede a Washington aggiungendo che il Perù ha bisogno di qualcuno con una mano ferma che possa unificare una società divisa fino alle elezioni presidenziali di aprile. "Ma anche nello scenario migliore, sarà difficile", ha sottolineato.

Il Perù è l'ultima Nazione latinoamericana a essere scossa dai disordini politici nell'ultimo anno. In Cile, le proteste hanno portato il Paese ad avviare un processo di due anni per riscrivere la sua Costituzione dell'era della dittatura. In Bolivia, l'ex presidente Evo Morales è stato costretto a lasciare il Paese lo scorso novembre dopo le accuse di frode nella sua candidatura per la rielezione. Il suo partito è tornato al potere il mese scorso con l'elezione del suo ex ministro delle Finanze.

In Perù, la rabbia per la corruzione al Congresso - 68 dei circa 130 membri sono indagati per corruzione e altri crimini - è esplosa questa settimana quando Vizcarra è stato cacciato mentre il suo Governo affrontava le sfide dovute alla pandemia, che ha causato più di 35.000 morti, e le difficoltà connesse all'economia un tempo fiorente. Dalle città della giungla a quelle degli altipiani, i peruviani sono scesi in strada per protestare. Sabato, durante le manifestazioni, la polizia ha provocato la morte di due uomini e circa 100 feriti.

Molti di coloro che hanno protestato hanno visto la caduta di Merino in meno di una settimana come un'apertura verso un cambiamento più grande, anche se non è chiaro esattamente quale tipo di Perù emergerà dal caos. "Questa è la cosa migliore che sarebbe potuta accadere per il Perù", ha detto Raul Abregu, 55 anni, il cui suocero è morto per il Covid-19. Un altro manifestante, Jhonny Canchari, 48 anni, ha detto che "dobbiamo cambiare radicalmente l'intero sistema".

Molti negli esercizi commerciali del Perù, tuttavia, vogliono solo che le cose tornino alla normalità. Dal 2003 all'anno scorso, il Perù è cresciuto al tasso più rapido tra le maggiori economie dell'America Latina e ha firmato accordi commerciali con Stati Uniti, Cina, Unione Europea e molti altri Paesi. Il risultato è stato una forte riduzione della povertà, che è passata da quasi il 60% della popolazione a circa il 20% l'anno scorso, secondo la Banca Mondiale.

La pandemia ha colpito l'economia, portando il Fondo Monetario Internazionale a stimare che si sarebbe contratta del 14% quest'anno. L'allontanamento di Vizcarra ha allarmato ulteriormente gli imprenditori abituati a operare in un'economia che cresce costantemente anno dopo anno, anche in periodi di tumulto politico.

Sebbene insoliti, diversi alti dirigenti sono arrivati al punto di sollecitare Merino a lasciare l'incarico, inclusi gli amministratori delegati dell'azienda alimentare Alicorp, la società mineraria Minsur e il Banco de Credito, la più grande banca del Perù.

Con i peruviani che hanno protestato ogni giorno da quando Vizcarra ha lasciato l'incarico, l'amministrazione di Merino è stata sottoposta a forti pressioni sin dal suo inizio, con i peruviani che vedono l'impeachment come una presa di potere da parte dei legislatori che cercano di proteggere i loro interessi personali. Sabato, dopo le due vittime durante le proteste, uno dopo l'altro i ministri di Merino hanno abbandonato il Governo. In tutto, 13 di loro si sono dimessi.

Appena dopo mezzogiorno ieri Merino si è dimesso. "Presento le mie dimissioni irrevocabili", ha detto in un discorso televisivo. "E' tempo di pace e unità", ha aggiunto.

Gli analisti politici affermano che le dimissioni di Merino potrebbero non essere sufficienti per ripristinare la stabilità con le proteste che sono continuate in tutto il Paese ieri notte per la rabbia connessa alla repressione dei manifestanti da parte della polizia. Diverse organizzazioni per i diritti umani ieri hanno chiesto ai pubblici ministeri di aprire procedimenti penali contro Merino e altri alti funzionari.

cos

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November 16, 2020 04:30 ET (09:30 GMT)