A corredo bsi 045 ("Salari reali in netta flessione in Svizzera, dato peggiore dal 1942").

BERNA (awp/ats) - La situazione sul fronte dei salari e del potere d'acquisto dei lavoratori è preoccupante: lo sostiene l'Unione sindacale svizzera (USS), secondo cui molte aziende si rifiutano di compensare il rincaro, sebbene siano esse stesse ad aumentare i prezzi e malgrado una situazione dei profitti florida.

L'indice dei salari pubblicato oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST) conferma purtroppo il quadro generale, scrive in un comunicato odierno l'organizzazione fondata nel 1880. "I salari nominali sono aumentati di un modesto 0,9% nel 2022, il che, con un'inflazione del 2,8%, ha portato a una perdita reale dell'1,9%". E sono proprio i settori in cui gli stipendi tendono a essere già bassi a fare peggio, come l'industria alberghiera e della ristorazione, i servizi postali e di corriere, il commercio al dettaglio e l'edilizia, sottolinea l'USS.

Secondo la federazione guidata dall'ex consigliere di stato vodese Pierre-Yves Maillard (PS) le cose devono cambiare. Un primo passo è stato compiuto in relazione al 2023, per cui sono stati negoziati aumenti di circa il 2,5%. "Ma una politica salariale ragionevolmente equa richiede una compensazione dell'inflazione e una partecipazione agli aumenti di produttività: la necessità di recuperare il ritardo salariale è di conseguenza elevata", si legge nella nota.

Questo secondo l'USS vale in particolare per le donne, che spesso svolgono lavori di grande responsabilità con buste paga relativamente basse. Il 14 giugno, nel quadro dello sciopero femminista, le donne invieranno un chiaro segnale: "una scossa deve attraversare la Svizzera", conclude la più grande organizzazione svizzera dei lavoratori.