ROMA (MF-DJ)--Il tanto temuto calendar provisioning che cambia la definizione di default e modifica le regole sulle coperture dei crediti deteriorati non ha al momento prodotto effetti sull'aumento degli Npl. Banche e associazioni di categoria hanno più volte lanciato l'allarme sulla possibilità che l'entrata in vigore delle nuove regole europee, soprattutto in un contesto difficile - rappresentato prima dalla pandemia e adesso dalla guerra in Ucraina - possa portare a un'impennata dei crediti deteriorati. Da Banca d'Italia sono più volte arrivate rassicurazioni sul fatto che la nuova normativa non avrà effetti significativi sulle banche italiane. Via Nazionale lo ribadisce anche oggi nell'indagine preliminare sulle inadempienze probabili precisando che, "nonostante i timori manifestati da banche ed associazioni di categoria", le nuove regole sulla definizione di default, entrate in vigore da oltre un anno "non hanno al momento prodotto variazioni apprezzabili dell'ammontare di Npl".

L'aumento delle sofferenze, avvenuto durante lo scorso decennio, ha portato il supervisore a richiedere alle banche di gestire in modo proattivo questi crediti, spingendole a migliorare i processi di gestione e monitoraggio e a sviluppare procedure di supporto dedicate. La gestione degli Npl ha dunque beneficiato dei progressi operati dalle banche che hanno rimosso "numerose carenze" riscontrate in passato. Anche grazie all'azione delle Autorità di vigilanza, è "sensibilmente" migliorata la qualità delle basi dati analitiche sottostanti questi portafogli. Inoltre, si è sviluppato un mercato secondario degli Npl che ne ha permesso una forte accelerazione nello smaltimento.

Le banche sono diventate così esperte nel gestire i crediti non performing che sono riuscite a tenerli sotto controllo anche durante l'emergenza Covid, grazie ai sostegni alla liquidità (moratorie e garanzie statali) varati dal governo. Gli effetti economici della pandemia, precisa Palazzo Koch, non si sono riflessi sinora in un aumento dei crediti deteriorati delle banche. Il flusso di nuovi Npl in rapporto a quelli in bonis è rimasto contenuto: nel terzo trimestre del 2021 è sceso all'1,1% grazie alle politiche di sostegno a famiglie e imprese e della ripresa dell'attività economica.

Nonostante lo sfavorevole contesto, le banche italiane hanno proseguito nell'azione di miglioramento degli indicatori di bilancio riguardanti i crediti deteriorati. Nel 2020 le cessioni di Npl sono ammontate a circa 30 miliardi, un valore superiore a quanto inizialmente preventivato dalle strategie di riduzione dell'esposizione delle stesse banche: a giugno 2021 l'Npl ratio si attestava al 4%.

Se sul fronte sofferenze gli istituti di credito hanno fatto progressi significativi, la sfida dei prossimi mesi, ha messo in evidenza Bankitalia, è la gestione delle inadempienze probabili, i cosiddetti Utp.

Nel corso degli ultimi anni il peso delle inadempienze probabili è cresciuto "notevolmente, superando le sofferenze e raggiungendo il 51% degli Npl lordi". Questi crediti sono contraddistinti da modalità di gestione differenti da quelle delle sofferenze e il loro mercato al momento non è ancora pienamente sviluppato.

Al fine di valutare il livello di preparazione degli istituti di credito nella gestione attuale e prospettica delle inadempienze probabili, nel 2020 Banca d'Italia ha condotto una rilevazione di carattere qualitativo presso tutte le banche significative italiane e tre banche meno significative. All'avvio del test, le banche del campione avevano in portafoglio l'83% delle inadempienze probabili lorde di sistema. L'incidenza media ponderata delle inadempienze probabili lorde sul totale crediti era in linea con il valore medio di sistema (3% a dicembre 2019). Dall'analisi è inoltre emerso un quadro in miglioramento delle procedure in uso presso le banche per la gestione ed il monitoraggio delle inadempienze probabili.

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March 25, 2022 10:01 ET (14:01 GMT)