ROMA (MF-DJ)--Nella nuova bozza del Recovery plan che sara' consegnata oggi al premier, Giuseppe Conte, non ci sara' piu' il progetto di creare un Centro nazionale sulla cyber security a Palazzo Chigi, mentre si sta ancora discutendo sulle risorse per la sanita'.

Nel nuovo piano, scrive il Corriere della Sera, sono state accolte molte delle richieste di Italia viva, anche sui singoli progetti. Gia' oggi o domani Conte dovrebbe convocare una nuova riunione politica per un'analisi complessiva del progetto, alla ricerca di una sintesi politica, o di ulteriori ritocchi, per poi portare il documento in Consiglio dei ministri. Ma a questo punto bisognera' vedere se Renzi sara' soddisfatto, nel metodo e nel merito, o se scegliera' di imboccare prima la strada della crisi.

Contro la fondazione sulla cyber security si era schierato Matteo Renzi, che da tempo chiede allo stesso Conte anche di affidare la delega sui servizi segreti a un'altra persona, così come accaduto negli scorsi anni con altri presidenti del Consiglio, che pur mantenendo per legge

l'indirizzo e la supervisione sugli apparati avevano affidato la gestione

dei servizi a un esponente politico di fiducia. Anche il Pd non aveva

gradito l'accentramento nelle mani del premier di un tema così delicato,

e in queste ore di trattative frenetiche chi nel Partito democratico sta

lavorando per ricucire lo strappo fra Conte e Renzi sta cercando anche di

convincere il primo a mollare la delega. E' infatti difficile che il solo

stralcio della fondazione cyber security possa accontentare Renzi, che ha

presentato un documento in 62 punti che praticamente smonta pezzo dopo

pezzo la bozza del Recovery plan del 29 dicembre.

Ieri al Ministero dell'Economia i tecnici hanno lavorato fino a tarda

sera per riscrivere il Pnrr sulla base delle richieste che i partiti della maggioranza hanno presentato a Roberto Gualtieri e al collega degli Affari europei, Vincenzo Amendola. Alla fine, fermi restando i 196 miliardi complessivi (tra prestiti e trasferimenti) che verranno chiesti dal governo a Bruxelles nell'ambito del Next generation Eu, dovrebbe scendere la parte dedicata agli incentivi (i 55 miliardi della prima bozza potrebbero ridursi di 10-15 miliardi) a favore di un potenziamento degli investimenti, in particolare green, a piu' alto impatto sulla crescita del prodotto interno lordo. Sarebbe un'altra delle richieste di Italia viva che verrebbe accolta.

Resta da sciogliere il nodo della sanita'. Tutti i gruppi di maggioranza hanno chiesto di aumentare le risorse, indicate in 9 miliardi nel vecchio testo. Il governo potrebbe innanzitutto far ricadere sotto questa voce i circa 5 miliardi tra edilizia ospedaliera e altri investimenti che nella precedente bozza ricadevano sotto altri capitoli di spesa (per esempio, le infrastrutture e la digitalizzazione). Italia viva insiste affinche' il governo chieda a Bruxelles anche i 36 miliardi di prestiti che l'Italia potrebbe ottenere a valere sul fondo Mes e dedicati alla sanita'. E anche su questo punto sarebbe in corso un tentativo di mediazione, con l'ipotesi di prendere a prestito dalla Ue solo una porzione del fondo per le spese sanitarie, un ulteriore compromesso per evitare la crisi.

Resta ferma invece la preoccupazione che ha spinto Gualtieri ad opporsi alla richiesta di Renzi di prendere tutti i 196 miliardi per finanziare progetti aggiuntivi, mentre nella prima stesura del piano il governo prevede di utilizzare 88 miliardi per sostituire finanziamenti nazionali

per opere gia' previste. Conte, che condivide le preoccupazioni di

Gualtieri, e' d'accordo anche sulla concentrazione del numero di progetti

da inserire nel piano. E snella dovra' essere anche la struttura di

governance dopo che Conte ha dovuto rinunciare all'idea di una cabina di

regia con alcune centinaia di tecnici.

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January 04, 2021 05:03 ET (10:03 GMT)