La recente performance delle azioni americane potrebbe suggerire che la Fed sta per vincere la sua scommessa: mettere l'inflazione sotto controllo evitando al contempo la recessione. In un simile scenario, gli investitori si aspettano che la banca centrale americana riapra rapidamente le valvole della liquidità, alimentando di fatto l'aumento degli asset finanziari. Tuttavia, sarebbe un po' precipitoso. A pochi giorni dalla prossima riunione di politica monetaria, prevista per mercoledì, sembra più prudente attendere il discorso di Jerome Powell per stabilire la credibilità - o meno - di tale scenario.

Nel frattempo, la scorsa settimana il Conference Board ha pubblicato l'indice LEI (Leading Indicator Index), e il minimo che si possa dire è che non è affatto brillante. A giugno, è sceso dello 0,7% a 106,10, portando il calo degli ultimi sei mesi al 4,2%. Parafrasando il comunicato stampa che accompagna la pubblicazione dell'indicatore, "i dati di giugno suggeriscono che l'attività economica continuerà a rallentare nei prossimi mesi. Prevediamo che l'economia statunitense sarà probabilmente in recessione tra il terzo trimestre del 2023 e il primo trimestre del 2024. L'aumento dei prezzi, la politica monetaria più restrittiva, le maggiori difficoltà di accesso al credito e la riduzione della spesa pubblica dovrebbero frenare ulteriormente la crescita economica".

(Fonte: Bloomberg)

Il grafico sopra illustra perfettamente il punto. Come suggerisce il nome, gli indicatori anticipatori precedono generalmente la tendenza osservata dal PIL, con un ritardo di circa 7 mesi. Ci consoleremo godendoci la festa in corso, tenendo a mente che la musica potrebbe fermarsi da un momento all'altro!