MILANO (MF-DJ)--Il 2020 è stato l'anno del debito per tuttia i Paesi a livello globale. In Europa l'aumento è stato simile in Italia e Spagna (il rapporto debito/pil è salito di oltre il 20%), inferiore in Francia (di circa il 20%) e soprattutto in Germania (poco più del 10%, come si vede dal grafico di Scope in pagina).

I livelli di partenza, scrive Milano Finanza, erano però differenti. L'Italia alla fine dell'epidemia sarà di gran lunga lo Stato messo peggio: l'indebitamento sarà al 160%, ben superiore a quello degli altri Paesi. Il 22% del debito è comunque oggi nei bilanci di Bce e Banca d'Italia, quindi non deve essere collocato sui mercati e non è soggetto alle percezioni degli investitori.

La presenza dell'Eurosistema rende possibile l'apparente controsenso di tassi ai minimi storici per i Btp. Ciò non toglie che il debito sarà la grande questione italiana dei prossimi anni. Non sarà un tema che avrà evidenza immediata: la Bce ha già deciso di prolungare gli acquisti di titoli netti fino a marzo 2022 e ha garantito "favorevoli condizioni di finanziamento", ovvero tassi bassi. Inoltre Francoforte reinvestirà i titoli in scadenza fino a fine 2023. Ma per garantire la sostenibilità del debito di lungo termine il Paese dovrà muoversi subito, sfruttando la grande occasione del Recovery Fund (Next Generation Eu). Anche perché l'obiettivo della Bce è risollevare l'inflazione, non sostenere i governi, come ricorda quasi ogni settimana la Bundesbank. Quando i prezzi risaliranno lo stimolo sarà ritirato: non si prevede che accadrà fino al 2023, ma comunque è un aspetto da considerare per chi in Italia confida in un sostegno senza fine. Nessuna scorciatoia sarà possibile per la riduzione del debito. A volte nella politica si ipotizza che l'esposizione verso la Bce si possa cancellare con la bacchetta magica. A parte il fatto che è vietato dai Trattati, si dimentica che la cancellazione metterebbe in ginocchio innanzitutto molti italiani e la Banca d'Italia, che detiene direttamente quasi tutto il debito verso Bce. Immaginare una soluzione di questo tipo è semmai controproducente, anche perché riduce l'affidabilità dell'Italia sui mercati, ancora oggi giudicata relativamente bassa: i tassi sui titoli di Stato, per quanto ai minimi storici grazie alla politica monetaria, restano superiori a quelli di Spagna, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Irlanda, oltre che a quelli dei Paesi core dell'Eurozona.

red/lab

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0408:07 gen 2021

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January 04, 2021 02:10 ET (07:10 GMT)