MILANO (Reuters) - Mediaset prova a rimettere in sesto il piano di crescita internazionale con l'obiettivo di creare un player Tv pan-europeo, sperando di ottenere l'appoggio di Vivendi per trasferire la propria sede in Olanda.

Il socio francese, con cui è in corso un contenzioso innescato cinque anni fa dalla fallita compravendita della pay tv Premium e dal successivo ingresso nel capitale del gruppo controllato dalla famiglia di Silvio Berlusconi, è reduce da una fila di vittorie sul fronte legale.

Una serie di sentenze ha praticamente riconsegnato al gruppo controllato da Vincent Bolloré i diritti di voto sull'intero 29% detenuto in Mediaset, due terzi del quale erano stati congelati nel trust Simon Fiduciaria, cui era stato inibito l'accesso alle assemblee di Mediaset.

Vivendi ora dispone di una minoranza di blocco nelle assemblee di Mediaset, in grado di impedire qualsiasi decisione straordinaria che richieda l'approvazione dei due terzi del capitale presente, come appunto quella relativa al trasferimento della sede legale, che verrà messa ai voti il 23 giugno, quando verrà rinnovato anche il consiglio di amministrazione.

Vivendi, peraltro, l'anno scorso era riuscita a bloccare un progetto simile, che prevedeva la fusione della controllata spagnola e delle attività italiane nella holding MediaforEurope, il cui sistema di governance, comprensivo di 'special voting shares', era stato osteggiato dal gruppo parigino.

Tale meccanismo non è previsto nel nuovo progetto, che -- ha spiegato il direttore finanziario del gruppo Marco Giordani in una conference call con gli analisti dopo i risultati 2020 -- parte dalla volontà della società di "limitare i contenziosi" e avviare il piano "nel modo più semplice possibile". Un piano che, ha ribadito Mediaset, la società ritiene cruciale per poter affrontare la concorrenza delle piattaforme over-the-top, come Netflix o Amazon Prime Video.

"La ratio della ridomiciliazione in Olanda è quella di facilitare la creazione di un gruppo pan-europeo, che abbia sede in un Paese neutrale rispetto a vari broadcaster", ha detto Giordani.

In un apparente segno di distensione nei confronti di Vivendi, Mediaset ha anche annunciato che intende abrogare il voto maggiorato, approvato in un'assemblea straordinaria da cui era stata esclusa Simon Fiduciaria, e oggetto d'impugnazione da parte del socio francese. Su questo si esprimerà un'assemblea, anch'essa di natura straordinaria, convocata il 27 maggio.

Le aperture arrivano dopo che la settimana scorsa la media company parigina ha incassato la pronuncia del tribunale civile di Milano che limita a soli 1,7 milioni di euro il risarcimento danni per la vicenda Premium, a fronte di una richiesta multi- miliardaria.

"Dobbiamo guardare al futuro, non al passato", ha detto Giordani agli analisti che gli hanno chiesto del contenzioso con Vivendi.

E sulle diverse modalità adottate rispetto al precedente tentativo, spiega: "Non vogliamo rientrare in una situazione in cui si parla di più di temi legali che di strategia industriale".

Due fonti vicine alla situazione spiegano che le parti stanno riprovando a riavviare un dialogo che possa chiudere una volta per tutta le dispute legali in corso, dispute che hanno di fatto bloccato la società in questi anni.

Complice anche conti che hanno mostrato una ripresa dei ricavi pubblicitari in Italia nel secondo semestre 2020 dopo il crollo legato al lockdown, e il proseguimento di tale trend nella prima parte del 2021, il titolo Mediaset è arrivato a guadagnare oltre il 3% sul listino milanese, a fronte di un mercato in leggero calo.

Giordani ha inoltre confermato che Mediaset è in corsa per la quota di controllo del gruppo media francese M6, anche se le recenti dichiarazioni dei vertici dell'azionista di controllo relativamente alla preferenza di un consolidamento interno al mercato transalpino non fanno ben sperare. In corsa, secondo quanto riferito da fonti, anche TF1 e la stessa Vivendi.

"Quello che hanno detto non ci dà molte chance", ha ammesso il manager, aggiungendo che "era nostro dovere partecipare", nell'ottica di perseguire un consolidamento del mercato televisivo in Europa, obiettivo che a detta di Giordani è più raggiungibile a livello transnazionale che a livello di singoli mercati, a causa dei limiti regolatori.

(in redazione a Milano Sabina Suzzi)