MILANO (MF-DJ)--Google ha una mappa anche per i salari dei suoi dipendenti. Nell'era del telelavoro gli ingegneri di Big G hanno elaborato un algoritmo per allineare gli stipendi al costo della vita negli Stati Uniti. Al ribasso, ovviamente.

In base al calcolatore, chi deciderà di lavorare da casa in aree periferiche anziché negli uffici in centro a Seattle, Boston, San Francisco o New York dovrà subire un taglio della busta paga fra il 5 e il 25%. Anche Facebook, Microsoft e Twitter hanno iniziato a parametrare la retribuzione degli smart worker alle zone di residenza. «Adegueremo i salari alla vostra sede, ci saranno severe conseguenze per chi non sarà onesto nel comunicarla», ha avvertito Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che pure ha appena lanciato un'app per costruire uffici virtuali.

Considerato il ruolo d'avanguardia delle big tech nel panorama imprenditoriale globale, altre aziende statunitensi e non potrebbero seguirne l'esempio. Nel Regno Unito diverse amministrazioni pubbliche stanno valutando se rimuovere un'indennità da 4.000 sterline sinora riconosciuta ai dipendenti che vivono a Londra, fra le città più care d'Europa. L'estate scorsa, poi, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha detto che «è sbagliato che il dipendente pubblico guadagni gli stessi soldi a Milano e Reggio Calabria perché il costo della vita è diverso». Anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, vorrebbe assegnare alla contrattazione collettiva di secondo livello il ruolo di «parametrare la capacità di reddito al territorio», come avviene del resto anche in Germania. Se non si tratta di gabbie salariali, poco ci manca.

Secondo un recente sondaggio dell'assicuratore Breeze, del resto, il 65% dei lavoratori americani sarebbe disposto a sacrificare il 5% dello stipendio pur di non tornare in presenza e il 38% tollererebbe addirittura una sforbiciata del 10%. Altro discorso è però stabilire se tale aggiustamento sia giusto, giustificabile e conveniente per gli stessi proponenti. Fra aprile e giugno Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft hanno macinato 3,7 miliardi di ricavi e oltre 800 milioni di dollari di utili al giorno, con margini di profitto senza precedenti. Più in generale, le imprese di quasi tutti i settori, anche in Italia, hanno registrato risultati da record nel secondo trimestre.

I tentativi di ridurre il costo del lavoro appaiono in queste condizioni quantomeno intempestivi, specie perché i conti economici straordinari stanno lì a dimostrare che l'esperimento di smart working di massa ha finora funzionato. E nel lungo termine potrebbe consentire alle aziende risparmi ben più consistenti sulle spese immobiliari come prova la decisione del gestore State Street di chiudere due iconici uffici a Manhattan. I tagli rischiano poi di rivelarsi controproducenti per chi li adotta. Quantomai richiesti, i talenti tecnologici di Google, Facebook e Apple potrebbero infatti passare ad altre compagnie come Reddit e Zillow che hanno assicurato parità di stipendi a chi va in ufficio e a chi resta a casa. Le gabbie salariali 2.0 presentano infine un problema di fondo: come si determina il reale costo della vita? Si tiene conto dei beni primari, degli affitti, delle infrastrutture pubbliche, della sanità, delle strutture di assistenza familiare e di che altro? Quale peso si assegna a ciascuno di questi criteri nella determinazione finale? Si tratta di variabili quantitative e qualitative che forse neanche l'intelligenza artificiale di Google è in grado di soppesare adeguatamente. E comunque affidare all'algoritmo un compito tanto delicato e discrezionale rischia di apparire quantomeno iniquo.

fch

(END) Dow Jones Newswires

August 23, 2021 04:06 ET (08:06 GMT)