ROMA (MF-NW)--Era il 7 novembre 2022. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti esponeva davanti alle commissioni Finanze di Camera e Senato le linee programmatiche del dicastero di XX Settembre. «Teniamo molto agli investimenti degli italiani in titoli di Stato», spiegava a deputati e senatori, delineando il design di prodotti tagliati su i risparmiatori retail, che abbiano anche forme di premialità e fidelizzazione. Il governo a guida Giorgia Meloni si era insediato un mese e mezzo prima. «Mi sento di dire che, se questo Governo riuscisse a fare ciò che ha in mente, scommettere sull'Italia potrebbe essere non solo un investimento sicuro, ma forse addirittura un buon affare, perché l'orizzonte al quale vogliamo guardare non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale», aveva detto la premier chiedendo la fiducia al Parlamento. La strategia sta dando i frutti desiderati. A piccoli passi continua, senza sosta, il processo di giapponesizzazione del debito pubblico italiano. Il debito giapponese infatti, benché il più alto al mondo, non suscita particolari apprensioni, anche perché detenuto in buona parte da investitori locali. Su questa via punta il centrodestra italiano che vede crescere mese dopo mese la quota in mano a famiglie e piccoli risparmiatori, passata, secondo elaborazioni della Banca d'Italia, dall'8,6% di agosto 2022, ossia del mese precedente le elezioni che hanno portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, al 12% da luglio. In valori assoluti piccoli risparmiatori e famiglie, a luglio, avevano nei propri portafogli circa 343 miliardi di euro (su un peso complessivo di 2.858 miliardi), mentre nell'estate dello scorso anno si fermavano a 237 miliardi, su un debito totale di 2.758 miliardi. Nello stesso periodo è andata invece assottigliandosi, anche se di poco, la quota di debito lordo in mano alle banche e alle istituzioni finanziarie monetarie italiane, scesa dal 25,3 al 23,5%.

Il debito lordo detenuto da Bankitalia passa invece dallo 26,2 al 25,2%. Queste cifre, spiega MF-Milano Finanza, non possono ancora tenere in considerazione l'ultima edizione del Btp Valore, la nuova famiglia di titoli riservati soltanto al mercato retail che ha debuttato a giugno e della quale c'è già stata una seconda edizione a inizio ottobre. Quest'ultima ha fruttato al Tesoro poco più di 17 miliardi di euro. Le caratteristiche dello strumento sono tagliate per raggiungere lo scopo di attirare una platea più ampia di investitori. Non sono previste commissioni, garantiscono rendimenti crescenti nel tempo, prevedono un premio fedeltà per chi li tiene fino a scadenza e, con l'emissione di ottobre, è stata introdotta per la prima volta la cedola trimestrale. Senza contare la tassazione agevolata al 12,5% di cui godono i titoli di Stato. Altri numeri emergono dall'ultimo bollettino trimestrale pubblicato dal dipartimento del Tesoro che fotografano la situazione dei titoli di Stato al 30 settembre. Sul totale dell'ammontare dei titoli in circolazione, il Btp valore pesa per lo 0,76%. Altri due titoli pensati principalmente, quando non esclusivamente per i piccoli risparmiatori, ossia il Btp Italia e e il Btp Futura, pesano invece rispettivamente per il 3,51% e per lo 0,86%. A settembre 2022, quando il Btp Valore era ancora non era in capo, i due prodotti rappresentavano invece il 3,78% e lo 0,91% del totale.

Da inizio anno sono già state tre le emissioni tagliate sui piccoli. Nel frattempo procede anche tutta l'attività ordinaria di emissione. A marzo Daniele Iacovoni, a capo della direzione Debito pubblico al Tesoro, sottolineava come i segnali in possesso del Mef, già da diversi mesi, davano una buona partecipazione del retail ai collocamenti ordinari: «Sempre più persone prenotano la propria quota per l'asta e stanno ritornando all'acquisto dei titoli di Stato anche attraverso il canale tradizionale». L'ultima trovata per rendere ancora più appetibili i titoli italiani è la possibilità di escluderli dal calcolo dell'Isee. La proposta ha trovato spazio nelle bozze del disegno di legge di Bilancio approvato lunedì 16 ottobre dal Consiglio dei ministri. Un premio per chi ha scelto di investire e credere nell'Italia, l'ha definito su MF-Milano Finanza il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

Ma il «bonus» è anche il primo tassello di una possibile riforma dell'indicatore per misurare la condizione economica delle famiglie, utile per l'accesso ad agevolazioni e prestazioni sociali. La volontà è rivedere alcune finalità, come l'assegnazione delle case popolari o l'iscrizione all'università, in quanto, sottolineano dalla maggioranza, ci sono «indici che non sono strettamente di ricchezza». La scelta di mettere il debito pubblico al riparo nel portafoglio degli italiani guarda anche al cambio di strategia di Bce e alle conseguenze sulle emissioni. Secondo le stime dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio le emissioni lorde nel2024 possono arrivare 480 miliardi, 43 miliardi in più sul 2023. È il numero che preoccupa. L'ha detto Giorgetti: «La mattina mi alzo e so che devo piazzare i titoli di Stato».

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2309:02 ott 2023


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