NEW YORK (awp/ats/ans) - Bufera sul fondatore del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, accusato di aver creato un ambiente di lavoro ostile per le donne e gli afroamericani, caratterizzato da razzismo e licenziamenti immotivati.

A scattare la fotografia di quanto avviene da anni dietro le quinte della prestigiosa organizzazione è il Wall Street Journal sulla base delle testimonianze di 80 ex e attuali dipendenti dagli anni 1980 a oggi, alcuni dei quali condividono il trauma dell'aver lavorato al WEF in una chat WhatsApp dal titolo 'WEFugges'.

L'organizzazione respinge le accuse parlando di ricostruzioni "errate della nostra organizzazione, della nostra cultura e dei nostri colleghi, incluso il fondatore", ha detto il portavoce del WEF, Yann Zopf. Schwab ha annunciato le sue dimissioni dalla guida dell'organizzazione come presidente esecutivo il 21 maggio scorso, dopo aver inviato una lettera all'editore del Wall Street Journal e al direttore esprimendo le sue preoccupazioni sulle ricostruzioni del quotidiano sul suo operato.

Fra gli episodi citati del Wall Street Journal contro Schwab c'è quello di alcuni anni fa quando decise che l'organizzazione andava ringiovanita e indicò alle risorse umane un gruppo di over 50 che doveva essere licenziato. Il responsabile delle risorse umane Paolo Gallo, ex manager della Banca Mondiale, rifiutò di farlo spiegando che per licenziare qualcuno serviva una motivazione valida. Il risultato fu che Schwab licenziò Gallo. Diversi altri casi riguardano invece donne licenziate perché incinte e dipendenti afroamericani insultati usando la 'N-word'.