MILANO (MF-DJ)--Si ferma un attimo, poi con un'occhiata Giorgia Meloni scruta il tavolone circolare del Consiglio dei ministri: "con la legge di bilancio abbiamo deciso di reintrodurre le accise. E con quelle risorse abbiamo aiutato le fasce più deboli. Rivendico la scelta. Credo che nessuno di voi la voglia rinnegare, vero?".

E' il segnale: la premier chiede, anzi pretende dai suoi ministri compattezza. Invoca condivisione. Non vuole fughe in avanti, non accetterà smarcamenti, si legge su La Repubblica. E' molto irritata con chi, nella Lega e in Forza Italia, ha messo in discussione nelle ultime ore la linea del governo. Sconfessa di fatto i distinguo blandi di Matteo Salvini, critica gli azzurri che avevano chiesto apertamente di ragionare su nuovi sostegni agli automobilisti colpiti dal caro carburante. E manda a tutti un messaggio: "andiamo avanti con quanto deciso, i rialzi sono frutto di una dinamica speculativa. Io intendo frenarla".

Sono ore di duro scontro, nella maggioranza. Di tensione sotterranea che ogni tanto tracima, per poi tornare nell'ombra. Certo è che la leader è "preoccupata", lo ammette durante la riunione. Preoccupata e infuriata per le voci dissonanti nel centrodestra, capaci solo di destabilizzare l'ambiente. "E poi ho letto cose non vere. Dobbiamo portare avanti una comunicazione corretta con i cittadini, mi dovete aiutare a farlo. Spiegare come si compone il prezzo dei carburanti, chiarire che il prezzo è comunque inferiore a quello della primavera 2022 e che c'è chi prova ad approfittarsene con la speculazione". Al suo fianco, annuisce Giancarlo Giorgetti. E' lui a portare il caso di alcune isole in cui ci sono pochissime pompe di benzina - una sola a Vulcano, ad esempio - e il prezzo vola in alto: "ma questo non significa che è c'è un'impennata fuori controllo in tutta Italia". Il leghista illustra nel dettaglio cosa intende fare l'esecutivo per contrastare i presunti speculatori e racconta ai colleghi dei consigli ricevuti nel pomeriggio dagli esperti della Guardia di Finanza. Poi rassicura prevedendo comunque nel prossimo futuro una "stabilizzazione dei prezzi".

Ma il passaggio chiave, quello politicamente più rilevante, è quando il ministro dell'Economia stronca l'opzione di un decreto per tagliare le accise, che pure Forza Italia e Lega avevano ipotizzato soltanto poche ore prima: "dobbiamo fare i conti con la realtà - dice - e la realtà ci dice che la misura costa molto, circa un miliardo al mese". Sono risorse che il Tesoro dice di non avere. E comunque che non intende spendere a pochi giorni da una scelta opposta, "quella di sostenere in manovra le fasce più deboli con i risparmi derivati dalla reintroduzione delle accise". Nel corso della riunione si ragiona anche dei meccanismi sanzionatori verso i titolari di distributori che non esporranno i prezzi medi. E Meloni rilancia ancora: "sono i cittadini che potranno decidere di non servirsi da chi evidentemente specula".

Eppure, il Consiglio dei ministri è solo la coda di un dibattito caotico che ha monopolizzato gli ultimi giorni. La linea dura di Meloni - la stessa dettata pubblicamente da un falco dell'esecutivo come il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari - prende infatti forma e si rafforza dopo dubbi e riflessioni, angosce e tentennamenti. Durante i quali la maggioranza sbanda. Per Silvio Berlusconi, ad esempio, non ci sono dubbi: "benzina, caselli autostradali e bollette fanno inc. la gente - va ripetendo da giorni il Cavaliere a tutti i suoi interlocutori - e noi non possiamo permettercelo". Anche Salvini teme ripercussioni elettorali al Nord, a ridosso delle elezioni regionali lombarde.

E pure dentro Fratelli d'Italia si insinua per alcune ore il dubbio di aver sbagliato tutto, se un ministro come Luca Ciriani va in tv e a poche ore dal Consiglio dei ministri sostiene di non poter escludere in futuro un intervento sulle accise, se i conti lo consentiranno. Il pressing sembra sortire qualche effetto. Tra lunedì pomeriggio e martedì mattina, infatti, anche a Palazzo Chigi si valuta ogni scenario. Anche il più estremo, vale a dire un decreto con il taglio delle accise. Si individua anche una finestra, quella di giovedì 12 gennaio, per convocare un secondo Consiglio dei ministri e tagliare il costo dei carburanti di 18 centesimi, ripristinando il regime in vigore nell'ultima fase dell'esecutivo Draghi.

Ma alla fine i ministri azzurri si schierano con Meloni. E con convinzione. Lo fa Antonio Tajani, come Gilberto Pichetto Fratin. E lo stesso vale per Paolo Zangrillo - "siamo compattamente su questa posizione" - Maria Elisabetta Alberti Casellati e Anna Maria Bernini. Neanche Salvini sfida pubblicamente Giorgetti, anche perché Meloni, prima di convocare il Cdm, non manca di manifestargli privatamente tutto il suo disappunto per la sortita del giorno prima. La partita, però, non è chiusa. Non definitivamente. Senza risultati concreti sul fronte della lotta alla presunta speculazione, il dossier tornerà presto di attualità. E a quel punto Meloni dovrà decidere se rischiare un boomerang di consenso, a pochi giorni dal primo test elettorale per la destra di governo.

cos


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January 11, 2023 04:00 ET (09:00 GMT)