PECHINO (awp/ats/ans) - Il Pil della Cina è cresciuto del 5,2% su base annua nel 2023, a fronte di previsioni del 5,3%, centrando uno dei risultati più bassi degli ultimi decenni al netto del periodo della pandemia del Covid-19, anche se al di sopra del "circa 5%" dell'obiettivo governativo. Lo riferisce l'Ufficio nazionale di statistica, confermando il dato anticipato ieri dal premier Li Qiang durante il suo intervento al World Economic Forum di Davos.

Il Prodotto interno lordo cinese è cresciuto del 5,2% nel 2023, raggiungendo i 126'000 miliardi di yuan (circa 15.400 miliardi di franchi), in miglioramento sul 3% del 2022, un anno penalizzato dalle restrizioni draconiane di contenimento del Covid-19.

Tuttavia, al netto degli anni della pandemia, è la peggiore performance dal 1990. Dopo lo stop alle misure anti-Covid a fine 2022, l'economia ha goduto di una rapida ripresa, esauritasi per la mancanza di fiducia di famiglie e imprese che ha generato una debole domanda e la stagnazione dei consumi.

Anche il tasso di crescita del trimestre ottobre-dicembre 2023 è stato del 5,2% su base annua (+5,3% le stime della vigilia), rispetto al 4,9% di luglio-settembre, dato che la spesa pubblica ha contribuito a stimolare la ripresa post-Covid. Su base trimestrale, il Pil è salito dell'1%, meno dell'1,3% del periodo precedente.

Commentando i dati, Kang Yi, direttore dell'Ufficio statistico, ha detto che il governo lavorerà per espandere la domanda interna e accelerare le riforme dal lato dell'offerta tra le "difficoltà e le sfide" dell'economia globale. Pesano le tensioni geopolitiche con gli Usa e gli sforzi di alcune nazione occidentali per ridurre la dipendenza dalla Cina o per diversificare le proprie supply-chain.

Lo scorso anno il governo cinese ha annunciato diverse misure a sostegno del settore immobiliare in difficoltà e ha stanziato 500 miliardi di yuan (61 miliardi di franchi) per finanziare progetti di recupero allo scopo di assistere le aree colpite da inondazioni e terremoti. Gli interventi hanno in parte aiutato a limitare il calo annuale delle vendite di nuove abitazioni, sceso del 6,5%, dal -26,7% nel 2022.

I modesti investimenti immobiliari hanno indebolito al 3% quelli totali in immobilizzazioni, sostenuti dalle spese per infrastrutture e produzione (da +5,1% del 2022). Anche le vendite al dettaglio di beni di consumo hanno aiutato a sostenere la crescita 2023, grazie al +7,2% di spinta della ristorazione.

La produzione industriale è salita del 4,6% annuo, mentre la maggiore domanda di alloggi alberghieri ha spinto i servizi a +5,8%. Male l'export (-4,6% nel 2023), in base a quanto diffuso nei giorni scorsi, a causa della domanda più debole dei principali partner commerciali tra Usa, Ue e Sud-Est asiatico.

L'import (-5,5%) ha scontato la debole domanda interna di materie prime come petrolio e prodotti siderurgici. L'incertezza sugli scenari ha limitato la spesa delle famiglie nell'anno, contribuendo a un modesto +0,2% di prezzi al consumo.

La Banca Mondiale, nella sua ultima valutazione sull'economia globale del 9 gennaio, ha stimato per la Cina un Pil a +4,5% nel 2024 sulla scia della domanda interna più debole e delle crescenti tensioni geopolitiche.