Alle 11,00 circa, i futures sul Brent scambiano in ribasso dell'1,66%, o di 1,35 dollari, a 79,89 dollari al barile. Ieri il contratto è sceso a un minimo di sei settimane sulle ipotesi di rilascio di scorte strategiche, per poi rimbalzare e archiviare la sessione in rialzo dell'1,2%.

Il greggio Usa perde l'1,29%, o 1,02 dollari, a 77,99 dollari al barile, dopo aver oscillato in un intervallo di più di 2 dollari nella sessione precedente prima di chiudere anch'esso in rialzo.

Il contratto Wti di dicembre è in scadenza oggi e la maggior parte dell'attività si è spostata sul future di gennaio, che cede l'1,8% a 76,98 dollari al barile.

Sia il Brent che il Wti sono indirizzati a concludere la quarta settimana in calo.

I governi di alcune delle più grandi economie del mondo stanno cercando di sbloccare petrolio dalle loro riserve petrolifere strategiche (Spr) a seguito della richiesta degli Stati Uniti, di cui Reuters ha scritto per prima, di una mossa coordinata per raffreddare i prezzi.

Le speculazioni su un possibile rilascio delle scorte statunitensi hanno già fatto scendere i prezzi del petrolio di circa dollari 4 al barile nelle ultime settimane e i prezzi già incorporano forniture aggiuntive fino a 100 milioni di barili, sottolineano gli analisti di Goldman Sachs in una nota.

Di conseguenza, aggiungono, qualsiasi rilascio "fornirebbe solo una soluzione a breve termine a un deficit strutturale".

(Tradotto da Alice Schillaci in redazione a Danzica, in redazione a Milano Sabina Suzzi)