ZURIGO (awp/ats) - Il franco forte sta causando una crescente preoccupazione all'industria svizzera: gli ordini in entrata sono in calo da tempo e la valuta elvetica, che si è rafforzata fino a raggiungere nuovi record verso la fine del 2023, sta rendendo ancora più difficile l'esportazione di merci. Torna quindi in primo piano il tema del lavoro ridotto.

Bystronic ne è un esempio: l'azienda di ingegneria meccanica ha confermato all'agenzia Awp che 170 dei 700 dipendenti della sede centrale di Niederönz (BE) sono attualmente in regime di disoccupazione parziale. "Come molte imprese svizzere siamo stati significativamente colpiti dal franco forte", fa sapere la ditta. "Solo nella prima metà del 2023 l'apprezzamento del franco ci è costato quasi 30 milioni di franchi di fatturato. Complessivamente si prevede un impatto negativo sull'utile operativo di diversi milioni". Il lavoro ridotto è in vigore da novembre e continuerà sino alla fine di gennaio; in seguito si valuterà un'eventuale proroga della misura. Sono interessati i settori della produzione e quelli ad essa collegati.

Secondo Swissmem, l'organizzazione dell'industria metalmeccanica ed elettrica, la disoccupazione parziale è in crescita. "Partendo da un livello molto basso la scorsa estate, il numero di aziende interessate è aumentato in modo significativo", ha indicato l'organismo, pur non disponendo di cifre precise.

La tendenza sta continuando, il che non sorprende se si considera la fase di rallentamento in cui si trova il comparto tecnologico. "Gli ordini in arrivo sono diminuiti drasticamente e le esportazioni verso la Germania, gli Stati Uniti e la Cina continuano a calare", afferma Swissmem. "Il drammatico apprezzamento del franco svizzero probabilmente aggraverà ulteriormente la situazione".

Il lavoro ridotto è all'ordine del giorno anche presso Phoenix Mecano. L'azienda produttrice di componenti e specializzata in sistemi di azionamento per mobili o letti d'ospedale ha annunciato che "a causa della debolezza dell'economia industriale, soprattutto in Germania, i singoli siti produttivi stanno valutando l'introduzione della disoccupazione parziale. Un'unità tedesca è già passata all'azione in tal senso.

Presso Georg Fischer (GF), molto più grande, "sono interessati solo singoli reparti, con non più del 50% dei dipendenti". Ad esempio, "la fluttuazione stagionale della domanda presso il nostro sito di Losone sarà contrastata con la disoccupazione parziale temporanea per alcune settimane". L'introduzione generale del provvedimento non è però attualmente in discussione. Le fluttuazioni delle commesse sono generalmente attenuate con altre misure, come la riduzione delle ferie o degli straordinari.

È anche noto da tempo che una parte della forza lavoro del produttore di chiusure lampo e accessori di lusso Riri, di Mendrisio, che dallo scorso marzo fa parte del gruppo industriale Oerlikon, è sottoposta a lavoro ridotto. Anche l'azienda Feintool, fortemente focalizzata sull'industria automobilistica, ricorre allo stesso strumento, in stabilimenti sia nei siti in Europa che in Svizzera. E lo stesso accade per Bossard.

Swissmem critica il comportamento delle autorità. "Purtroppo alcune autorità cantonali concedono solo autorizzazioni estremamente restrittive per la disoccupazione parziale: questo potrebbe costringere le aziende a licenziare". L'industria tecnologica esporta l'80% dei suoi prodotti, quindi l'apprezzamento del franco è un onere importante per quasi tutte le aziende, viene fatto notare.

Pure la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) sta assistendo a una tendenza all'aumento del lavoro ridotto. "Negli ultimi tempi un numero maggiore di aziende lo ha richiesto", ha detto ieri Boris Zürcher, direttore della divisione del lavoro presso la Seco, nella conferenza stampa seguita alla pubblicazione degli ultimi dati sul mercato del lavoro. Al momento il ricorso alle indennità in questione è ancora limitato: l'alto funzionario si aspetta però che aumenterà in futuro.