ZURIGO (awp/ats) - Non è colpa dei rifugiati ucraini se in Svizzera vi è penuria di alloggi, ma della risposta che si è data all'immigrazione: lo afferma Fredy Hasenmaile, capo-economista del settore immobiliare presso Credit Suisse. La sua ricetta: costruire di più.

"Molti fattori hanno portato alla situazione attuale, ma la pianificazione del territorio è certamente quello dominante", afferma l'esperto in un'intervista pubblicata oggi da Tages-Anzeiger e testate affini. "I politici avrebbero dovuto prevedere meglio quanto tempo sarebbe stato necessario per modificare la legge sulla pianificazione del territorio. Dopo tutto, non si tratta della prima revisione delle normative in questo settore. Ci vogliono anni prima che i cantoni presentino i loro piani direttori e che i comuni li attuino: questo aspetto avrebbe dovuto essere affrontato in modo più proattivo".

Secondo Hasenmaile soprattutto i privati soffrono inoltre per i tanti ostacoli burocratici. "Ci sono molti regolamenti e leggi che si applicano a chi vuole costruire. I proprietari devono quindi occuparsi di tutta la burocrazia. Per le grandi aziende è naturalmente più facile perché hanno le conoscenze necessarie e possono rimanere redditizie grazie alle economie di scala".

"Se l'attività edilizia non aumenta le cose non andranno avanti: è semplicemente necessario costruire di più", sostiene l'economista con studi all'università di Zurigo. "I profughi ucraini non sono responsabili della carenza di alloggi: il problema principale è che non si costruisce abbastanza rispetto alla forte immigrazione".

Secondo l'esperto non si può invocare però solo l'intervento degli enti pubblici. "Il problema non può essere scaricato sullo stato. C'è bisogno di tutti: privati, istituzioni, cooperative, ciascuno deve essere incentivato a far sì che costruire torni ad essere attraente".

Per Hasenmaile il tasso ipotecario di riferimento - che ieri l'Ufficio federale delle abitazioni (UFAB) ha lasciato invariato all'1,25% - salirà all'1,5% alla prossima verifica trimestrale, cioè in giugno. Le conseguenze si faranno sentire sulle pigioni. "Mi aspetto un aumento 4% degli affitti dei contratti di locazione esistenti".