MILANO (MF-DJ)--Il Pnrr è strategico per l'Italia e la sua burocrazia deve fare di tutto per metterlo a disposizione delle imprese. Ne è convinto Filippo Arena, avvocato, una lunga esperienza nelle istituzioni pubbliche, ora partner dello Studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e capo del dipartimento Economia, che anche di temi europei si occuperà. Arena parla di questi e altri temi con MF-Milano Finanza.

Domanda. Il Pnrr è strategico per il futuro del Paese, lo è anche per i grandi studi che si mettono a disposizione delle aziende?

Risposta. La risposta dell'Europa alla crisi pandemica ritengo debba essere considerata come un secondo atto fondativo dell'Unione. Aver deciso di mettere in campo risorse così ingenti, in buona parte anche «comunitarizzando» il debito, costituisce una svolta che va salutata con grande favore. Il ruolo degli studi legali attrezzati sarà di grande importanza nell'assistenza a tutte le imprese che sono chiamate a partecipare al successo di questa fase, trovando soluzioni che dovranno essere necessariamente efficienti e innovative per raggiungere gli obiettivi ambiziosi del Piano: si tratta di temi spesso caratterizzati da un alto tasso tecnico, con interazioni importanti anche sul piano della normativa europea, per i quali una visione a 360 gradi delle implicazioni giuridiche ed economiche costituisce un supporto fondamentale.

D. Lei è un grande conoscitore della macchina pubblica e delle procedure, spesso complesse, che sono dietro alle gare. L'Italia è in grado di affrontare questa sfida del Pnrr?

R. Deve esserlo e confido che lo sarà senz'altro. Sarà fondamentale una virtuosa sinergia di interventi pubblici e privati, entrambi indispensabili. Da anni si parla della necessità di intervenire sulla efficienza della pubblica amministrazione e sui tempi della giustizia civile. Molto è già stato fatto, molto altro resta da fare. Ma, voglio essere chiaro, la narrativa di un'amministrazione che, sempre e comunque, non è in grado di fornire i servizi richiesti a cittadini e imprese, non corrisponde al vero: esistono realtà pubbliche di eccellenza che, con grande competenza, abnegazione e spirito di servizio, danno, ogni giorno, risposte alle istanze dei singoli e degli operatori economici. Io ho avuto la fortuna di far parte di queste strutture. Per cui, sì, non solo penso che l'Italia sia in grado di affrontare la sfida, sono convinto anche che la vincerà, ne va del futuro anche delle prossime generazioni.

D. La legislazione Antitrust europea e italiana è sufficientemente forte per cercare di porre un argine allo strapotere dei nuovi monopoli digitali?

R. Gli strumenti a disposizione delle autorità nazionali e della Commissione hanno dimostrato di avere un ampio grado di duttilità. Lo scenario che da qualche anno si è venuto disegnando apre tuttavia interrogativi e sfide di portata mai vista prima, e occorre stare attenti a non fare superate ed eccessive distinzioni tra economia brick and mortar ed economia digitale: il mondo digitale è uno snodo centrale per qualunque attività economica. Non vi è da demonizzare alcunché sia chiaro, è esperienza comune di tutti quanto i servizi forniti dai giganti del web siano di grande utilità e importanza. E la concorrenza è lo stimolo principale all'innovazione, purché poi le regole vengano rispettate da tutti, anche dagli innovatori. La recente proposta legislativa europea nota come Digital market act si muove nel senso di definire ex ante il quadro di ciò che è lecito e di ciò che non lo è per i gatekeepers, per stare al passo con le tumultuose e rapidissime innovazioni tecnologiche che caratterizzano questi mercati, per i quali l'intervento non può avvenire a distanza di troppo tempo rispetto alla eventuale condotta illecita: la direzione, pur con la necessità di qualche ulteriore affinamento, è quella giusta. Le proposte formulate dall'Autorità Antitrust nella segnalazione per la legge annuale per la concorrenza, attualmente all'esame del Parlamento, rappresentano ulteriori importanti tasselli nella definizione di un quadro normativo, certo ed efficace.

D. Lei ha lavorato per molto tempo al servizio dello Stato come avvocato e come capo di gabinetto e segretario generale dell'Antitrust. Si trova a suo agio anche dall'altra parte della barricata ?

R. È un passaggio importante. Sono orgoglioso di aver servito al meglio delle mie possibilità le Istituzioni.Le imprese giocano un ruolo cruciale per la crescita e assistendo le stesse continuerò - all'interno dello studio Gpbl, popolato da professionalità di altissimo livello nei diversi settori - a occuparmi, in diverso ruolo, di questioni centrali per l'economia dell'Italia e dell'Europa: è, al contempo, uno stimolo intellettuale e una nuova sfida.

D. Di cosa si occuperà il dipartimento che guida a Roma per lo studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici?

R. Con i soci dello Studio si è pensato di chiamarlo dipartimento di Diritto pubblico dell'economia, riprendendo una formula già in uso nel mondo accademico ma non in quello degli studi legali, per sottolineare la costante interazione tra i profili pubblicistici e i diversi settori economici. Come partner responsabile coordinerò le attività in materia di diritto dell'Unione europea, di diritto amministrativo, di antitrust e regolamentazione e di tutela del consumatore, tutti ambiti caratterizzati da un elevato livello di tecnicismo, con i quali gli operatori economici, italiani ed esteri, devono confrontarsi pressoché quotidianamente. E lo farò prevalentemente, ma non solo, da Roma, sede sulla quale Gpbl ha deciso di investire all'interno di una strategia di ulteriore crescita.

fch


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January 25, 2022 02:43 ET (07:43 GMT)