I leader delle gomme non hanno più molti motivi per festeggiare. Il settore degli pneumatici attraversa una fase di stallo. Si tratta di un business maturo, con una crescita tra il 2% e il 4% nel medio periodo nei mercati emergenti e tra lo 0% e il 2% nelle economie sviluppate.

Michelin: l'azienda francese che resiste a tutto

L'inventore dello pneumatico radiale - quello che oggi troviamo su quasi tutti i veicoli - è il secondo produttore di pneumatici al mondo. Per un certo periodo l'azienda è stata proprietaria di Citroën, sostenuta dal lancio della famosa 2CV e dal successo pubblicitario del noto omino bianco, l'Omino Michelin.

Difficile separare il personaggio dal marchio

Fonte: Michelin 

Michelin è un operatore “pratico”. Il 42% delle vendite dell’azienda riguarda pneumatici di ricambio per automobili, il 26% per il trasporto su strada, il 17% pneumatici speciali (per l’industria mineraria, l’agricoltura e le costruzioni). Il 10% delle entrate proviene dalla vendita di pneumatici in dotazione per veicoli (quelli montati all’uscita dalla fabbrica). Infine, il 5% delle vendite è generato da articoli diversi dagli pneumatici, da soluzioni per oggetti connessi e per il miglioramento dei dati, ma anche dai materiali flessibili (tessuti, nastri, trasportatori, ecc.) dalla stampa 3D in metallo e dai sistemi di celle a combustibile a idrogeno (con Symbio, joint venture insieme a Faurecia). L'azienda punta a far crescere questa quota affinché rappresenti tra il 20% e il 30% del fatturato totale entro il 2030. Un buon fattore di crescita per compensare la traiettoria calante del mercato.

Il gruppo realizza il 73% delle vendite nei Paesi maturi (35% in Nord America e 38% in Europa e in Russia). Anche se la crescita è bassa in queste aree geografiche, le tendenze generali mostrano ancora un potenziale sicuro: lo sviluppo delle auto elettriche, il diffondersi dell'e-commerce che fa aumentare le esigenze di trasporto e gli investimenti sempre più importanti nell'agricoltura, ideale per gli pneumatici speciali.

Obiettivo 2030: diversificare andando oltre l'industria degli pneumatici (fonte: Michelin)

Tasso medio di crescita del fatturato +5% / 20-30% del fatturato da non-pneumatici

Fonte: Michelin

Nonostante un anno economicamente complicato, con costi energetici da record, la guerra in Ucraina e problemi a livello della catena di approvvigionamento, nel 2022 Michelin non ha visto diminuire eccessivamente i margini. Il margine operativo è stato dell'11,9% rispetto al 12,5% dell’anno precedente. Il cash flow prodotto è stato storicamente basso per l’anno, attestandosi a 378 milioni di euro, ma il gruppo conta di poter tornare a livelli più alti a partire dall'anno prossimo, con un free cash flow di oltre 1,6 miliardi di euro. Il fatturato è aumentato del 20,2% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 28,59 miliardi di euro.

Goodyear: la gloria del passato si sta esaurendo

Cominciamo con un po’ di cultura generale. Charles Goodyear era un americano che ideò un processo tanto spettacolare quanto rivoluzionario: la vulcanizzazione. Questo processo rende la gomma più elastica grazie all'aggiunta di zolfo. Il fondatore di Goodyear, Frank Seiberling, ha dato il nome dell'inventore alla sua azienda per conservare nella memoria, e negli articoli come questo, la traccia di questa scoperta che ha rivoluzionato le possibilità di utilizzo della gomma.

L'azienda, che per lungo tempo è stata il più grande produttore di gomma al mondo e il fornitore di pneumatici per la famosa Ford T di Henry Ford, nonché il produttore del Corsair - il famoso aereo americano della Seconda Guerra Mondiale - oggi è in declino e ha perso il suo antico vigore. Decrescita, delusione, grossi debiti. Nel periodo 2012-2020, il fatturato è sceso da 20,9 a 12,3 miliardi di dollari. L'ex produttore dei dirigibili giganti - strumento pubblicitario sensazionale, legato alla cultura sportiva americana - ha comunque acquistato Cooper Tires nel febbraio 2021.

I dirigibili Goodyear

Fonte: Goodyear

Cooper Tires è uno dei giganti dell'industria degli pneumatici e questa fusione aveva fatto sognare gli investitori: il prezzo delle azioni era infatti più che raddoppiato. Ma l’illusione di tornare ai fasti di un tempo è durata poco. Il debito - generato in gran parte proprio da questa operazione - rappresenta il doppio della capitalizzazione di mercato e 3,2 volte l'EBITDA. I margini dell'azienda sono i più bassi del settore: poco più del 4% di margine operativo, ben lontano dall'11,7% di Michelin o dal 15% di Pirelli.

Confronto tra i margini operativi degli operatori nel 2022

I profitti in contanti sono anch’essi quasi insignificanti rispetto ai livelli del settore: 63 milioni di dollari nel 2022, ovvero un margine di free cash flow dello 0,3%. I risultati, inferiori alle aspettative, sono stati influenzati dai costi decisamente troppo alti. L'azienda ha annunciato il licenziamento del 5% dei suoi dipendenti, che corrisponde a 500 persone. La mancanza di chiarezza sugli sviluppi futuri ha fatto scendere il prezzo dell'azione ai livelli precedenti l'acquisizione di Cooper Tires. Per il momento, le sinergie realizzate non sono ancora elevate come ci si aspettava.

 Michelin se la cava meglio

Fonte: MarketScreener

Nel corso del tempo, entrambi i titoli hanno seguito il percorso di sviluppo del settore automobilistico. In seguito al calo delle vendite di veicoli registrato dal Covid in poi, le aziende di pneumatici stanno cercando di adattarsi alla nuova situazione. Michelin ne esce vincitrice, mentre Goodyear è rimasta indietro per un certo periodo (si veda il grafico comparativo dei prezzi qui sopra). Sembra quindi scontato che la valutazione di Michelin sia superiore a quella del rivale americano: il rapporto prezzo/utili di Goodyear è pari a 7,4 volte per il 2023, contro le 11 volte di Michelin.