MILANO (MF-DJ)--Credibilitá delle banche centrali al lumicino sui mercati, che tornano a vivere una seduta di passione (Milano -3,32%). Domina la volatilitá, non un segnale rassicurante, con l'indice Vix a quota 33, ben oltre quota 30, la soglia che indica appunto alta volatilitá.

Gli operatori temono che le mosse delle banche centrali per combattere l'inflazione possano avere un effetto negativo sulla crescita. Ieri la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, il piú grande aumento dal 1994. La mossa solo a metá maggio appariva altamente improbabile e questo ha posto domande sul mercato sulla credibilitá degli istituti centrali.

"E' ufficiale, la Fed ha fatto un grave errore di policy accelerando ancora i rialzi dei tassi per riguadagnare la fiducia del mercato come istituzione che combatte l'inflazione. Con i segnali di debolezza della domanda che iniziano ad aumentare, l'outlook per i prossimi 12 mesi sembra sempre piú fiacco", commentano gli esperti di Liberum.

Intanto, "la Bank of England ha alzato di soli 25 punti base i tassi ma sta chiaramente preparando il terreno per interventi piú aggressivi nelle prossime riunioni. Gli aumenti da parte di Fed e BoE hanno reso una recessione in entrambi i Paesi ora virtualmente certa", sostengono gli analisti, secondo cui si tratta "di una recessione che non era necessaria ed è dovuta alla politica monetaria. La buona notizia è che, mentre la recessione potrebbe arrivare giá a fine anno, probabilmente sará un rallentamento ciclico regolare di sei mesi e questo significa che gli investitori ora devono focalizzarsi sempre piú sulle azioni difensive. Ma la fine della recessione e un altro mercato toro arriveranno nel 2023", concludono gli esperti.

"La decisione di ieri della Fed fa sorgere la domanda del perchè la banca ripeta la propria forward guidance se poi basta un solo dato durante il periodo di blackout" prima della riunione di politica monetaria "perchè la cancelli", sottolinea Michael Hewson, chief market analyst di Cmc Markets, riferendosi al cambio di passo sui tassi da parte della Fed dopo il dato sui prezzi al consumo negli Usa a maggio pubblicato venerdì scorso.

"Nella sua ultima battaglia contro lo spiritello di un'inflazione per lo piú trainata dall'offerta, la Federal Reserve ha ipotizzato che un rialzo dello 0,75% avrebbe riequilibrato la volatilitá del mercato, divenuta rapidamente troppo elevata. L'assunto che un tale aggressivo shock di rialzo dei tassi riporti la Fed quantomeno sulla curva, se non addirittura in anticipo, è discutibile: il mercato crede che sia ancora molto indietro rispetto alla curva", commenta Charles Hepworth, investment director di Gam.

"Ora si potrebbe affermare che la Fed sembri disperata, quando solo un mese fa lasciava intendere che lo 0,5% sarebbe stato sufficiente. Uno 0,25% in piú significa così tanto? Sì, perchè se il messaggio che la Fed ha cercato di trasmettere ora non può essere preso completamente sul serio, allora l'unico esito possibile è un'ulteriore volatilitá", aggiunge l'esperto.

I dot plot, prosegue Hepworth, "hanno mostrato degli aumenti: è atteso almeno un altro rialzo dell'1,75% prima della fine dell'anno con i tassi al 3,4% rispetto all'1,9% previsto per la fine dell'anno soltanto tre mesi fa. Anche le previsioni di crescita sono state modificate in modo consistente, con una crescita attesa dell'1,7% per quest'anno, rispetto al 2,8% previsto a marzo. Una Fed che opera aggressivamente rialzi dei tassi cercando di recuperare di fronte a un'economia in rallentamento rappresenta un percorso di politica monetaria piuttosto singolare. La buona notizia è che il mercato, ormai in territorio ribassista, ha prezzato ciò che la Fed non sembra aver fatto. Gli utili devono solo reggere relativamente bene da qui in avanti, ora che una contrazione multipla si è giá manifestata: purtroppo, però, rimane proprio questa la grande incognita".

Passando alla Bce, "l'annuncio di ieri rappresenta un passo nella giusta direzione, ma non ha risposto alle aspettative di un'immediata implementazione di uno strumento anti-frammentazione", spiega James Ringer, fixed income portfolio manager di Schroders. "Molte volte, in passato", ricorda l'esperto, "la Bce ha fatto riferimento all'utilizzo dei reinvestimenti Pepp per indirizzare gli acquisti verso un Paese piuttosto che un altro. Questa intenzione è stata nuovamente confermata nel discorso di Schnabel dell'altra sera, quindi non è una novitá. Ciò che è nuovo, invece, è la menzione del nuovo strumento anti-frammentazione, che però deve ancora essere finalizzato prima di essere approvato dal Consiglio direttivo. In breve, sembra che gli spread periferici e i rendimenti all-in abbiano raggiunto il punto in cui la Bce si vede costretta a riaffermare il proprio impegno a sostegno di questi mercati. Tuttavia, il piano di reinvestimento non è una novitá e resta da vedere quanto velocemente lo strumento anti-frammentazione possa essere implementato. Ci aspettiamo che le notizie di ieri forniscano un sollievo temporaneo e che, in ultima analisi, limitino il livello degli spread Btp-Bund, ma pensiamo che il mercato continuerá a sfidare la Bce e a spingere gli spread verso i recenti massimi".

La riunione di emergenza di ieri della Bce e quanto ne è emerso "suggeriscono che le banche centrali non ignoreranno i rischi per i mercati finanziari dal restringimento della politica monetaria, ma ci aspettiamo che servirá introdurre i nuovi strumenti e che" nel frattempo "siano probabili episodi di allargamento degli spread periferici", commenta Mark Haefele, Chief Investment Officer di Ubs Global Wealth Management.

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June 16, 2022 12:02 ET (16:02 GMT)