MILANO (MF-DJ)--"L'idea di fondo di NextGenerationEu era che con la prossima pandemia o di fronte a qualsiasi altra grande crisi tutti i Paesi Ue sarebbero stati in grado di affrontare da soli i problemi e non avrebbero più avuto bisogno dei fondi europei perché avrebbero attuato le riforme pensionistiche, sociali, abitative".

Il premier olandese Mark Rutte non si muove di un millimetro dalle posizioni per cui i Paesi Bassi sono noti: è "titubante" nei confronti di ogni forma di nuovo debito comune e sull'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato. E nemmeno il massiccio piano di investimenti messi sul tavolo dal presidente Usa, Joe Biden, da circa 370 miliardi di dollari, per incentivare l'industria statunitense nella transizione verde scalfisce le sue convinzioni. Rutte ieri era a Bruxelles per un incontro con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con la quale ha parlato dei temi del Consiglio europeo del 9-10 febbraio (reazione europea all'Ira e immigrazione) e ha incontrato un gruppo ristretto di media europei, tra cui il Corriere della Sera.

L'Olanda è contraria alla creazione di un nuovo fondo comune europeo "perchè sono ancora disponibili parte dei prestiti nell'ambito del Recovery and Resilience Facility e molti Paesi non li stanno utilizzando. Quindi ci sono così tanti soldi in questo momento a disposizione che è utile cercare di combinare ciò che c'è già. Nel mio Paese l'unico modo in cui siamo riusciti ad approvare il programma di sovvenzioni è stato perché era legato alle riforme. Ed è per questo che sono molto felice che la Commissione europea si stia assicurando che tutti i Paesi, compreso il mio, stiano attuando le riforme", ha detto, aggiungendo di avere dei dubbi su un eventuale nuovo meccanismo Sure.

Rutte ha proseguito sottolineando che "sono in corso colloqui tra la Commissione e l'amministrazione Usa per assicurarsi che le conseguenze involontarie dell'Ira siano affrontate. Ma dobbiamo anche pensare a come organizzarci per fare in modo che gli investimenti siano effettuati in Europa. E non sono gli Stati Uniti i responsabili di come funziona il nostro sistema. Si può però imparare dagli Usa che non ci sono solo i sussidi, ma anche l'aspetto fiscale, o una combinazione. Non dipende solo dagli Usa la nostra competitività ma anche da noi".

"Non siamo molto contenti di modificare le norme sugli aiuti di Stato. Ma immagino che si terrà un dibattito: posso accettare alcuni cambiamenti purché siano limitati, ma devo essere convinto che tali cambiamenti saranno utili e proficui. Aspetto con impazienza il dibattito del 9 e 10 febbraio. Una corsa all'allentamento delle regole sugli aiuti di Stato non ci piace, perché una delle cose di maggior successo dell'Ue è il mercato interno, che si basa sul successo delle politiche commerciali e sugli aiuti di Stato e commerciali. E se vengono cambiate per troppo tempo, potremmo avere un impatto a lungo termine", ha spiegato.

Il premier ha aggiunto che "sostengo molto la Commissione nel cercare di trovare i fondi il più rapidamente possibile e il modo di sborsarli. Ma dobbiamo continuare a cambiare le nostre economie. La nostra competitività deriva in primo luogo dal buon funzionamento delle pensioni, del mercato del lavoro e degli alloggi, dal sistema delle autorizzazioni e lo sviluppo delle competenze dei lavoratori.

Non mi riferisco a singoli Paesi, ma ritengo che alcune grandi economie Ue potrebbero trarre beneficio dal continuare le riforme che stanno attuando accelerandole".

Al prossimo Consiglio europeo, ha detto, "ci concentreremo sui soldi già a disposizione e probabilmente porteremo a termine il dibattito sugli aiuti di Stato sulla base dei dati della Commissione. Le decisioni poi saranno prese a livello di ministri. Non abbiamo tempo da perdere".

cos


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January 25, 2023 03:39 ET (08:39 GMT)