NEW YORK (awp/ats/ans) - Bagno di sangue nei media Usa: nell'ultima settimana si è chiuso il capitolo di Pitchfork, rivista di critica musicale del gruppo Condé Nast, mentre i licenziamenti di massa annunciati a Sports Illustrated hanno messo in dubbio il futuro del magazine noto al grande pubblico per il numero in costume da bagno.

Anna Wintour licenzia dietro gli occhiali da sole: protetta dalle abituali lenti scure, la direttrice del gruppo editoriale (e per i più regina della moda a stelle e strisce), non ha lasciato trapelare emozioni nel far sapere ai dipendenti che Pitchfork sarebbe stato assorbito da GQ e che la metà di loro, tra cui il direttore Puja Patel e la responsabile dei features Jill Mapes, erano stati mandati a casa.

Altrettanto scioccante l'annuncio a Sports Illustrated: la venerabile bibbia del giornalismo sportivo era in declino da anni per la spietata concorrenza di internet e da settimanale era stato trasformato in mensile, ma nessuno si aspettava la decisione di cui i dipendenti sono stati informati con una email dopo che il gruppo Arena, a cui fa capo la testata così come Men's Journal, Parade e TheStreet, si è visto revocare la licenza decennale, comprata dalla proprieta' del brand, Authentic Brands Group, per non aver rispettato i termini finanziari dell'accordo. Circa cento giornalisti lavoravano a Sports Illustrated. Alcuni sono stati mandati a casa con effetto immediato, altri lo saranno quasi certamente dopo 90 giorni.

Per decenni, dalla fondazione nel 1954, Sports Illustrated è stata la pubblicazione di riferimento per appassionati e atleti e una colonna finanziaria per il gruppo Time Inc. con una copertina ambitissima su cui sono finiti superstar come Michael Jordan, LeBron James, Tiger Woods e Magic Johnson. Celebre il numero 'in costume da bagno' che ha fatto notizia anche di recente, come quando, ancora lo scorso maggio, aveva scelto come 'cover girl' l'81enne regina della domesticità Martha Stewart.

In novembre però la rivista era finita nei guai per aver stampato articoli usando l'intelligenza artificiale. Era scoppiato uno scandalo e l'amministratore delegato Ross Levinsohn era stato messo alla porta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata qualche giorno fa, quando Arena non è riuscita a saldare con Authentics un conto di 3,75 milioni di dollari. Ieri i licenziamenti.

I nuovi 'cartellini rosa' arrivano dopo un "anno orribile" per molte testate Usa: startup fino a ieri considerate promettenti come BuzzFeed e Vice hanno gettato la spugna, mentre perfino pubblicazioni sostenute dalle profonde tasche di miliardari come il Los Angeles Times (il magnate del biotech Patrick Soon-Shiong) e il Washington Post (Jeff Bezos) l'anno scorso hanno tagliato le redazioni in mezzo al cronico calo della pubblicità e alle difficoltà di far crescere gli introiti digitali.