MILANO (MF-DJ)--Per qualcuno è un mecenate dello sport. Per altri è più un Napoleone che ha intrapreso una campagna di conquista in un settore diverso dal suo. Quale che sia la verità, c'è un inglese di 68 anni che, pezzo dopo pezzo, sta comprando il meglio dello sport mondiale e ne sta facendo un impero. Lui si chiama Sir (è baronetto dal 2018) Jim Ratcliffe ed è il quinto uomo più ricco del Regno Unito, con un patrimonio personale che Forbes stima superiore ai 18 miliardi di dollari. È il fondatore e padrone (con il 60% della quota) di Ineos, colosso della chimica con un giro d'affari annuo di 56 miliardi di euro, nonché terza più grande azienda al mondo del settore (dopo Basf e Dow Chemical) e più grande società privata della Gran Bretagna.

Dall'alettone della Mercedes di Lewis Hamilton, scrive Milano Finanza, all'immensa vela della barca inglese che sta sfidando l'italiana Luna Rossa, dalle maglie dei ciclisti più forti e più pagati del gruppo a quelle dei giocatori del Nizza, la parola Ineos è ormai diventata familiare tra gli appassionati, perché oggi è uno dei marchi più potenti nello sport. Ratcliffe e la Ineos hanno messo le mani su diverse discipline, in una crescita che prosegue da poco più di tre anni. Negli ultimi mesi del 2017 Ratcliffe diventò proprietario del Losanna, club svizzero di serie A. L'inizio è un incubo, perché la squadra al termine della stagione retrocesse, ma nel frattempo Ineos diventa lo sponsor dell'imbarcazione inglese che dovrà partecipare all'edizione numero 36 dell'America's Cup nel 2021: la barca prende il nome di Ineos Team Uk e Ratcliffe ingaggia lo skipper britannico Ben Ainslie, considerato il Cristiano Ronaldo della vela, investendo una cifra vicina ai 150 milioni di euro con l'obiettivo di regalare al Regno Unito, per la prima volta nella storia, il trofeo più antico del mondo.

L'espansione prosegue nel 2019 con il ciclismo: Ineos rileva il Team Sky, la squadra britannica che ha dominato l'ultimo decennio, con i Tour de France vinti da Bradley Wiggins e Chris Froome prima e da Geraint Thomas ed Egan Bernal poi. Anche l'ultimo vincitore del Giro d'Italia, Tao Geoghegan Hart, fa parte del Team Ineos, una squadra che già quando si chiamava Sky era nota per la scientifica attenzione a ogni minimo aspetto meccanico, aerodinamico, tecnologico o nutrizionale. Ineos ha aumentato gli investimenti per continuare a vincere e la squadra dispone di un budget di circa 50 milioni di euro, più del doppio dei circa 20 a disposizione della Jumbo-Visma, la sua maggior rivale. Nel frattempo, sempre nel 2019, accadono altre due cose. Ad agosto, dopo aver fallito l'assalto al Chelsea di Roman Abramovich (3 miliardi di sterline, pare, la sua richiesta), Ineos ottiene il via libera dalle autorità francesi per l'acquisto della squadra di calcio del Nizza, pagata circa 100 milioni all'imprenditore cinese-americano Chien Lee. A ottobre, invece, va in scena la Ineos 1:59 Challenge, una sfida finanziata da Ratcliffe con circa 15 milioni di euro per permettere all'atleta kenyota Eliud Kipchoge di correre la maratona (di cui è primatista mondiale) in meno di 2 ore (obiettivo raggiunto, anche se il record non è stato omologato).

Ma è l'auto il settore su cui Ineos ha investito di più. Intanto perché entro quest'anno lancerà sul mercato Grenadiers, l'imponente fuoristrada 4×4 da almeno 45 mila euro direttamente prodotto dalla Ineos. Ma soprattutto perché, a inizio 2020, la società è prima diventata lo sponsor principale della scuderia Mercedes, firmando un accordo quinquennale da 23 milioni di euro l'anno, e poi è direttamente entrata nel team di Formula 1: a dicembre il gruppo di Jim Ratcliffe ha rilevato il 33% della società che gestisce la scuderia, divenendo socio alla pari con Daimler Amg (il marchio sportivo di Mercedes-Benz) e con il team principal, Toto Wolff.

Quello sulla monoposto del pluricampione del mondo Lewis Hamilton è l'investimento più elevato, in un totale che ormai supera 700 milioni di euro: tanto ha immesso nello sport, attraverso Ineos, Jim Ratcliffe. Un imprenditore diventato ricco comprando e rivendendo asset di qualità che i grandi player del comparto chimico dismettevano e capace, in pochi anni, di trasformare Ineos nel gigante mondiale che è oggi. Sostenitore del «Leave» nel referendum sulla Brexit del 2016, ha poi trasferito la residenza a Montecarlo per motivi fiscali e per questo è stato molto criticato. Così come per le politiche di fracking (tecnologia per l'estrazione del petrolio) operate da Ineos. Secondo molti, la pioggia di denaro immessa nell'industria sportiva serve a ripulire la propria immagine e quella dell'azienda attraverso l'impegno nello sport. Un vero e proprio «sportwashing»: investimenti che non generano dividendi, ma servono come redenzione.

red/lab

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1508:46 feb 2021

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February 15, 2021 02:48 ET (07:48 GMT)