ROMA (MF-DJ)--Oltre due miliardi di euro di investimenti da qui al 2037, il doppio di quanto fatto fino ad ora. Di cui 788 milioni, la voce più importante, interamente dedicati all'ampliamento e alla digitalizzazione del terminal passeggeri e 380 milioni invece destinati ad interventi di sostenibilità ambientale. In attesa di piazzare il secondo colpo all'estero, dove dopo aver messo nel 2009 le mani sul secondo scalo di Bruxelles (Charleroi) è in corsa per il terzo aeroporto di Parigi (Beauvais), Save approfitta della ripartenza del traffico aereo e getta le basi per lo sviluppo futuro dell'aeroporto Marco Polo di Venezia presentando il nuovo masterplan 2023-2027. Nel 2021 la batosta della pandemia era costata un -68,6% nel traffico di passeggeri rispetto al 2019.

Si tratta del principale scalo del gruppo controllato dalla Finint di Enrico Marchi, che di Save è presidente e che in Italia gestisce anche i terminal Canova di Treviso (dedicato al low cost), Catullo di Verona e D'Annunzio (merci) di Montichiari. Un gruppo da 10mila dipendenti (45mila nell'indotto) che pre-pandemia ha fatturato oltre 240 milioni, con 125 milioni di ebitda e registrato 18,5 milioni di passeggeri all'anno, più i 9 milioni di Charleroi.

Archiviato un 2022 caratterizzato da nuovi lockdown in Cina e scoppio della guerra che hanno azzerato i voli dal Dragone e da Mosca (da tre al giorno), scrive MF-Milano Finanza, la sfida per il terzo gateway internazionale italiano è quella di ospitare in arrivo e in partenza 20,8 milioni di passeggeri, flussi stimati per il 2037, dai 9,3 milioni dell'anno scorso. A regime prima del Covid, i passeggeri in transito per Venezia erano 11,6 milioni. E la torta dei flussi turistici in Veneto è ghiotta: 73 milioni di turisti all'anno, il 66% delle presenze che arriva dall'estero e che dunque transita anche per gli aeroporti Save, 18 miliardi di incasso complessivo.

Per far questo però il gestore guidato da Monica Scarpa deve aprire i cantieri, perché in assenza di nuove opere lo scalo lagunare raggiungerebbe il livello di saturazione di 12,5 milioni di passeggeri già nel 2026. E bisogna correre perché proprio nel 2026 ci saranno le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, che hanno accelerato anche l'attivazione (attesa a breve) dei cantieri per la bretella ferroviaria fra l'aeroporto e la linea Venezia-Trieste. Con la stella polare dell'impatto zero al 2030 in termini di emissioni, il piano di sviluppo da 2,09 miliardi (l'85% in carico a Save, il restante 15% da imprese terze) stanzia 788 milioni per raddoppiare (lateralmente) da 90mila mq a 190mila mq la superficie dell'impianto architettonico attuale. Non si prevede l'edificazione di una seconda pista, ma quella secondaria verrà parificata a quella principale, usata già come via di rullaggio e per i voli solo in caso di chiusura della pista principale. Costo, assieme agli interventi anche sui piazzali, 290 milioni, più 59 milioni per il potenziamento dell'area cargo. I progetti di intermodalità su cui Marchi conta molto per lo sviluppo futuro dell'hub recuperando anche l'apporto di Venezia Terminal Passeggeri (traffico crocieristico) prevedono invece investimenti per 165 milioni. In primis, per realizzare la stazione ferroviaria, con arrivo del treno sotterraneo. Ci sono poi oltre 12 milioni per il vertiporto connesso sempre alla rete nazionale.

Fra gli investimenti che puntano a rendere lo scalo autosufficiente energeticamente c'è la costruzione di un parco agrivoltaico (168 milioni). Per il 2037 Marchi si attende l'arrivo a Venezia di un aereo al minuto. Intanto, oltre a Parigi su cui deve fronteggiare anche la concorrenza degli Aéroports de la Côte d'Azur di Mundys, fuori dai confini nazionali Save guarda agli scali di media dimensione del Nord-Europa.

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2710:19 apr 2023


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