ROMA (MF-NW)--Nessuna comunicazione ufficiale di Tesoro e Vivendi dopo l'incontro richiesto dai francesi. Il presidente Yannick Bolloré e il ceo Arnaud de Puyfontaine hanno visto ieri a Roma il ministro Giancarlo Giorgetti, il quale ha così ascoltato le posizioni di Vivendi. Il silenzio è di difficile interpretazione e testimonia quanto la situazione sia delicata. Tuttavia c'è chi interpreta questo silenzio in modo positivo: la strada per arrivare allo scorporo della rete Tim senza passare per uno scontro con Vivendi, per quanto stretta, potrebbe non essere sbarrato e l'incontro di ieri potrebbe aver rappresentato un primo passo positivo.

MF-Milano Finanza scrive che la distanza tra l'offerta di Kkr e le richieste francesi ovviamente non è colmata e riguarda più aspetti: dalla natura stessa del progetto alla valutazione dell'asset, dalla sostenibilità di ServiceCo una volta divisa da Netco all'organo che dovrà decidere per dare il semaforo verde all'operazione. Se non si troverà un punto d'incontro con Vivendi - che rappresenterebbe di fatto il via libera allo scorporo della rete - la palla passerà al consiglio d'amministrazione di Tim. Al momento la certezza infatti è rappresentata dalla scadenza del 15 ottobre entro cui Kkr dovrà presentare l'offerta.

Le vie percorribili dal board Tim sono sostanzialmente tre, tutte con incognite e dal finale incerto. La prima prevede l'approvazione dell'offerta del cda di Tim senza un passaggio in assemblea, come ipotizzato dagli stessi pareri legali arrivati sul tavolo del cda. In questo scenario Vivendi potrebbe dare il via ad azioni di responsabilità nei confronti dei consiglieri e/o ricorrere d'urgenza in base all'articolo 700 del Codice di Procedura Civile per impugnare la delibera e chiedere il passaggio in assemblea, a quel punto straordinaria. La seconda via potrebbe prevedere un passaggio in un'assise ordinaria. Qui l'esito della votazione, visto che nelle ultime assemblee di Tim era presente circa il 57% del capitale, sarebbe comunque incerto. La terza strada, quella da sempre richiesta da Vivendi, passerebbe per un'assemblea straordinaria, dove sarebbe necessario il voto favorevole di due terzi dei presenti e in cui i francesi, forti del loro 24% del capitale, avrebbero quasi sicuramente la possibilità di bloccare tutto.

Sul destino dell'operazione, poi, aleggia l'ombra della politica e dei rapporti tra Italia e Francia. La presenza del governo italiano, desideroso di mantenere un certo controllo su un'infrastruttura considerata strategica, e i rapporti tra Vivendi e l'esecutivo francese e quelli tra Roma e Parigi sono tutti elementi non trascurabili che aumentano l'incertezza (e l'importanza) della partita.

pev


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October 08, 2023 06:39 ET (10:39 GMT)