FRANCOFORTE (Reuters) - L'inflazione della zona euro si è mantenuta stabile questo mese, ma la crescita dei prezzi di fondo è rallentata come previsto, un quadro contrastante che complica la vita alla Banca centrale europea che sta valutando la possibilità di una pausa nei rialzi dei tassi a fronte di un visibile rallentamento della crescita.

I dati Eurostat pubblicati oggi hanno mostrato che l'inflazione complessiva nei 20 Paesi del blocco dell'euro è rimasta invariata al 5,3% ad agosto, contro le aspettative di un calo al 5,1%. Il dato cruciale dell'inflazione 'core', che esclude i prezzi volatili di cibo ed energia, è sceso invece al 5,3% dal 5,5% di luglio, come previsto.

Negli ultimi 13 mesi, la Bce ha alzato i tassi a ogni riunione, passando dal territorio negativo ai massimi di oltre due decenni, ma i banchieri centrali stanno ora discutendo se interrompere il ciclo restrittivo o se effettuare quello che, con ogni probabilità, sarà l'ultimo aumento il 14 settembre.

Alcuni sostengono che questo rallentamento in realtà sarebbe positivo, soprattutto se servisse a scuotere un mercato del lavoro particolarmente rigido, perché le pressioni sui prezzi sottostanti sono troppo elevate e potrebbero bloccare l'inflazione sopra all'obiettivo del 2% fissato dalla Bce.

Infatti, l'inflazione nel settore dei servizi si è ridotta solo leggermente nel mese di agosto, con una lettura del 5,5% rispetto al 5,6% del mese precedente. La crescita dei prezzi dei beni industriali non energetici è rallentata al 4,8% dal 5%.

L'inflazione dei prodotti alimentari è scesa al 10,4% dall'11,3%, mentre i prezzi dell'energia sono scesi del 3,3% dopo il calo del 6,1% del mese precedente.

Alcuni banchieri centrali probabilmente sosterranno che un mercato del lavoro rigido, come evidenziato dalla rapida inflazione dei servizi, renderà difficili ulteriori progressi perché il tasso di disoccupazione ai minimi storici - 6,4% a luglio - si tradurrà in pressioni salariali.

Le aziende hanno incontrato difficoltà nel riassumere lavoratori dopo la pandemia, quindi molte scelgono di "accumulare" manodopera in attesa di periodi migliori. Avendo approfittato dell'inflazione per aumentare i prezzi più dei costi e incrementare i margini, le aziende hanno anche la liquidità necessaria per mantenere i propri lavoratori.

Questo però potrebbe mantenere la crescita dei salari relativamente veloce, uno dei motivi principali per cui non si prevede che l'inflazione torni al 2% fino alla fine del 2025, lasso di tempo considerato troppo ampio da alcuni.

La prossima riunione della Bce si terrà il 14 settembre e i mercati sono divisi tra chi prevede una pausa e chi un ultimo rialzo nel corso del 2023, prima dei tagli a partire dalla metà del prossimo anno.

(Tradotto da Camilla Borri, editing Stefano Bernabei)