LONDRA (Reuters) - I prezzi del greggio sono in calo, sotto pressione a causa dell'attività economica poco brillante in Cina, principale importatore, ma rimangono sulla buona strada per archiviare il mese con segno positivo per la prima volta da settembre grazie alle tensioni in Medio Oriente che aumentano i timori per l'approvvigionamento.

Intorno alle 13,05, i futures marzo sul Brent, che scade oggi, perdono 94 centesimi, o circa l'1,13%, a 81,93 dollari il barile. Il contratto aprile, più scambiato, scende di 92 centesimi, o circa l'1,12%, a 81,58 dollari.

L'attività manifatturiera in Cina si è contratta per il quarto mese consecutivo a gennaio, come mostrato dall'indice dei direttori d'acquisto Pmi.

Questo nuovo segnale sulla difficoltà della seconda economia al mondo a ritrovare slancio arriva pochi giorni dopo che un tribunale ha ordinato la liquidazione della società immobiliare China Evergrande. Il settore immobiliare rappresenta un quarto del Pil cinese.

Secondo i principali previsori, tra cui l'Opec, la crescita della domanda di petrolio nel 2024 dovrebbe essere trainata principalmente dal consumo cinese.

La guerra tra Israele e Hamas, intanto, si è allargata al Mar Rosso in cui è in corso un conflitto navale tra gli Stati Uniti e i militanti Houthi, supportati dall'Iran.

Se da un lato questo ha interrotto il trasporto di petrolio e gas naturale, facendo lievitare i costi di consegna e iniziando a influenzare le forniture, dall'altro un sondaggio Reuters ha suggerito che la produzione record in Occidente e la lenta crescita economica terranno sotto controllo i prezzi e limiteranno qualsiasi premio per il rischio geopolitico.

(Tradotto da Camilla Borri, editing Gianluca Semeraro)