I dati di ieri hanno mostrato che l'economia degli Stati Uniti, il maggiore consumatore di petrolio al mondo, si è espansa più rapidamente del previsto nel quarto trimestre. Questa settimana inoltre la Cina, il secondo consumatore, ha annunciato un profondo taglio alle riserve bancarie per stimolare la crescita economica.

Intorno alle 10,40, i futures sul Brent sono in calo di 56 centesimi, o dello 0,68%, a 81,87 dollari al barile. Il massimo intraday di ieri a 82,57 dollari è il prezzo più alto dell'anno finora. Il greggio West Texas Intermediate è in ribasso di 72 centesimi, o dello 0,93%, a 76,64 dollari.

Per la settimana, il Brent è indirizzato a registrare un progresso del 4,3%, mentre il benchmark statunitense si dirige verso un guadagno del 4,7%. Entrambi si avviano al secondo rialzo settimanale consecutivo, che sarebbe anche il più consistente dalla settimana conclusa il 13 ottobre dopo l'inizio del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza.

I prezzi oggi sono in calo sulla prospettiva di un allentamento delle difficoltà di trasporto del petrolio nel Mar Rosso, visto che funzionari cinesi hanno chiesto all'Iran di contribuire a contenere gli attacchi alle navi da parte degli Houthi filo-iraniani, per non rischiare di danneggiare le relazioni commerciali con Pechino.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)