MILANO (MF-DJ)--Da un lato, un consumo di suolo che ha toccato i valori più alti da dieci anni: 2,2 metri quadrati al secondo, con una media di 19 ettari al giorno (rapporto Ispra 2022). Dall'altro, l'obiettivo strettissimo del Piano per la transizione ecologica - consumo netto pari a zero entro il 2030 - che addirittura anticipa di 20 anni quello europeo. In mezzo, un fondo appena istituito dalla legge di Bilancio (articolo 1, commi 695 e 696), che per contrastarlo stanzia 160 milioni di euro per gli anni 2023-27. Sullo sfondo, un disegno di legge quadro (As 2614), presentato in Senato nella scorsa legislatura, l'ultima di una serie di proposte mai maturate finora in legge.

Intanto dal 2015 al 2022, i privati hanno investito 133 miliardi in opere di rigenerazione urbana che non hanno usato nuovo suolo (si veda nella pagina a fianco). Ma, spiega il Sole 24 Ore, la strada per l'Italia è tutta in salita. "Ispra ha stimato in circa 90mila euro all'ettaro annui il valore della perdita dei servizi ecosistemici forniti da un suolo naturale", spiega Michele Munafò, responsabile del rapporto sul consumo di suolo annuale dell'Ispra. Questo perché il suolo è una risorsa limitata, rinnovabile con tempi lunghi - ci vogliono più di mille anni per rigenerarne pochi centimetri - e ha una funzione regolatrice dei cicli ambientali: mitiga gli effetti del dissesto idrogeologico, trattiene il carbonio, è un serbatoio di biodiversità, regola il microclima.

Gli obiettivi del Fondo sono ambiziosi: "azioni come la creazione di parchi e aree verdi funzionali anche come aree di espansione delle piene; recupero di siti con suoli degradati o impermeabilizzati, per consentire la realizzazione di interventi verdi utili alla riduzione dell'impatto dei cambiamenti climatici; creazione di orti pubblici, vivai, laboratori di agricoltura", spiega il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin che cita "un tavolo tecnico nazionale come procedura più opportuna per evitare sovrapposizioni e duplicazioni burocratiche. Il riparto delle risorse si baserà su dati come la superficie regionale, il numero di abitanti e la percentuale di suolo consumato".

L'intervento si inserisce quindi in un quadro di misure finanziate con risorse ordinarie, europee e del Pnrr. Munafò commenta che "è un inizio.

Per la prima volta, si mettono sul piatto risorse per il tema, ma in sé e per sé, le somme stanziate potrebbero coprire un numero limitatissimo di progetti a livello nazionale". E' come se si partisse dall'ultima priorità indicata dall'Unione europea con la strategia per il suolo 2030: non impermeabilizzare, riutilizzare l'esistente, minimizzare l'impatto, avviare opere di compensazione. "La gestione ordinaria e la programmazione del territorio è competenza delle amministrazioni e delle comunità locali.

A livello centrale, possiamo dare indirizzi chiari e robusti dal punto di vista tecnico per evitare cementificazioni in aree a rischio idrogeologico o protette, creando al contempo un sistema di incentivi e strumenti di finanziamento per rendere il recupero e il risanamento delle aree degradate concretamente più convenienti", aggiunge Pichetto Fratin. "Come ministero certamente, se il Parlamento deciderà di introdurre provvedimenti di ulteriore tutela, garantiremo il nostro supporto, anche contribuendo tecnicamente alla stesura del testo", conclude. Secondo Munafò, però "è urgente una legge nazionale che possa rendere più vincolanti i limiti al consumo di suolo e possa vedere la decadenza delle previsioni delle nuove edificazioni, presenti nella quasi totalità dei piani urbanistici a livello comunale. E ancora, sarebbe utile una mappatura nazionale degli immobili dismessi, per capire quali siano le superfici su cui possiamo contare per interventi di riutilizzo, riuso o demolizione. Ma le competenze sono molto frammentate".

cos


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January 16, 2023 02:57 ET (07:57 GMT)