ROMA (MF-DJ)--"Può essere vero all'apparenza" che c'è un rischio Italia favorito dal debito eccessivo e dall'aumento dei tassi, "ma nella sostanza no". Ne è convinto Davide Serra, fondatore e ceo di Algebris, che alla Stampa spiega che "chi si ferma all'apparenza fa un calcolo semplice. Considera i paesi con più debito pubblico, trova l'Italia in testa e trae la conclusione che sia più esposta degli altri. Questo è del tutto errato".

In Europa, ha aggiunto, "i mercati non sono preoccupati. L'Italia cresce più rapida di Francia, Germania e Regno Unito nonostante i tassi in aumento. L'economia ha qualità e sa adattarsi. Ci saranno dei motivi se andiamo meglio, no?". Si lancia l'allerta su Roma perché "così è stato nel 2011 e poi col governo gialloverde. Ma erano condizioni diverse. C'era un premier, Silvio Berlusconi, che aveva perduto ogni legittimità e aveva una situazione finanziaria devastante, tanto che con Monti abbiamo tirato la cinghia. C'erano gli stessi timori provati col governo gialloverde che delirava con i minibot".

La differenza è che "Giorgia Meloni, diversamente da molti alleati, è intelligente. Ha scritto una finanziaria in continuità con Draghi.

Quando era all'opposizione gridava "al lupo!", poi ha capito che il lupo non c'è. Ha detto cose per farsi votare e ora non spende più di quello che ha". Quindi "il rischio Italia non c'è. Anche perché quando il rendimento del Btp decennale arriva al 4% il mercato comincia ad investire. Spuntano i compratori e ora siamo lì. Conviene ricordare che il deficit è di quattro punti del pil, con un avanzo corrente sensibile, l'1% al lordo della crisi energetica alla quale abbiamo reagito bene. Dopo l'aumento delle materie prime siamo quelli hanno diversificato di più in Europa. Grazie all'Eni, all'operato del governo Draghi, abbiamo ridotto la dipendenza dai russi dell'80%. È sostenibile".

Gli economisti "giocano facile nel dire che se le cose vanno male l'Italia va male. Ma è diverso. Non credo che ci saranno altri autogol come hanno fatto i leghisti con i minibot. Quella fu l'autorete per eccellenza dei salviniani che non contano più nulla. Sono successe molte cose. Dal 2009-14 abbiamo perso il 25% delle aziende più fragili che sono fallite. Il sistema si è rafforzato, cosa che non è capitata in altri Paesi. Chi c'è la fatta, è più solido. Parallelamente, ci sono state delle riforme, dal Jobs Act all'Industria 4.0, poi l'azione del governo Draghi, che hanno strutturalmente rafforzato l'Italia. Infine, c'è il Pnrr, che pagherà in funzione del rispetto degli obiettivi e degli impegni di riforma presi. La strada è tracciata. Non possiamo scartare".

La Bce "ha sbagliato due anni fa a non alzare i tassi e tenerli negativi così a lungo. Sono stati fermi sino all'estate del 2021 e hanno atteso l'elezione di Macron per ammettere che l'aumento dei prezzi non era temporanea, cosa che per noi era assodata da febbraio. Lì si sono giocati la credibilità. E da allora sono rimasti drammaticamente indietro". Non sono tempi facili per fare previsioni, ma "sono 15 anni che la Bce non azzecca una stima di inflazione. Fossero nel privato, li avrebbero mandati a casa".

L'inflazione, ha continuato Serra, "ha toccato il massimo tra settembre e novembre. Le materie prime calano, così i salari negli Usa. Nel settore Tech tutti licenziano. Le aziende che avevano paura di un blocco degli approvvigionamenti hanno i magazzini pieni; restano ferme, tagliano i costi e non ordinano. Ci ritroveremo in un primo trimestre di "soft patch", di economia debole. In Cina, nel frattempo, si dovrebbero riprendere dal Covid, così da luglio non ci saranno problema di catena dell'offerta. Allora l'inflazione calerà".

Sulle decisioni della Bce, "il rischio è che avendo sbagliato a non riportare in positivo i tassi due anni fa finiscano per andare troppo alti. I mercati prezzano il 3%. Loro dicono che faranno di più e si dimostrano incompetenti, in particolare perché l'economia sta rallentando ovunque". L'entità della recessione "dipende dalla guerra, non dai tassi. Se in primavera il conflitto si fermasse, se ci fosse anche solo una tregua, l'economia ripartirebbe. Se dovesse continuare, sarà pesante".

Il sondaggio Ft teme una situazione politica "potenzialmente infida". Secondo Serra "si sbagliano. L'unico fattore positivo della guerra è che ha unito l'Europa più che mai. Si parla di indipendenza dell'energia, della difesa, dei chip, delle materie prime per la green transition, del digitale. Abbiamo chiuso lo stupido dibattito sullo zero vergola. Era l'unica cosa di cui si parlava prima, era più facile, permetteva di evitare i grandi temi. Ma ora le cose sono cambiate".

Meloni non farà saltare i conti perché se lo fa, salta anche il governo, ha continuato Serra spiegando che "vale la lezione elementare britannica e dei fessi no-euro. Londra ha la sua moneta e la sua banca centrale ma a un certo punto ha dovuto sospendere i mutui. Poteva stampare sterline e non l'hanno fatto. Non l'hanno fatto per non crollare. Per gli sciocchi euroscettici è stato un brutto colpo".

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0410:17 gen 2023


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January 04, 2023 04:18 ET (09:18 GMT)