MILANO (MF-NW)--Oramai non ci sono più dubbi: si va verso un nuovo rialzo delle tariffe del gas. Per il mese di ottobre, il rincaro dovrebbe aggirarsi attorno a un +10% rispetto a settembre, il terzo rincaro a partire da agosto. L'ufficialità arriverà fra pochi giorni, quando l'Arera - l'Authorithy che regola le attività dell'energia, annuncerà la sua revisione. Tutto questo mentre il governo si preparare ad aprire definitivamente il mercato alla libera concorrenza, sia per la vendita di gas a famiglie e piccole imprese, sia per la vendita di elettricità.

Il paradosso è che l'Italia, così come il resto d'Europa, non ha mai avuto così tanto gas come ora, si legge su Repubblica. Gli stoccaggi, i depositi sotterranei dove viene immagazzinato il gas in vista dell'inverno e come riserve strategiche, sono pieni quasi al 100%, a livelli che non si vedevano da anni. Per non dire che le temperature, ben al di sopra la media in tutto il continente, hanno finora contenuto la domanda di gas naturale.

A cosa è dovuto, allora, il terzo rialzo dei prezzi in tre mesi che andrà poi a incidere sull'inflazione? Nell'ultimo periodo, la speculazione finanziaria ha fatto leva su quanto accaduto a livello geopolitico. Prima uno sciopero prolungato negli impianti di liquefazione del gas in Australia (principale fornitore delle economie emergenti asiatiche, a cominciare dalla Cina), per arrivare poi al conflitto scatenato da Hamas in Israele, con l'immediata risposta del governo di Tel Aviv. E' bastato un incidente al gasdotto tra Estonia e Finlandia (con i timori per un possibile attentato) per trasformare una rete locale in un'occasione per guadagnare sui mercati, sfruttando il rimbalzo del prezzo per pochi giorni.

Ma, in ogni caso, il gas non manca. E l'Europa si è ormai attrezzata a fare a meno del gas russo, che negli ultimi 20 anni ha assicurato materia prima a basso prezzo per lo sviluppo delle industrie energivore. La quota di gas in arrivo dai giacimenti controllati da Gazprom, il colosso energetico del Cremlino, non supera ormai il 15% del fabbisogno dell'Ue. E' stato sostituito da altri fornitori e dal Gnl (gas naturale liquefatto), in buona parte in arrivo dagli Stati Uniti, dall'Africa e dal Qatar. Mentre via tubo, ha preso quota l'Azerbaijan e la Norvegia ha rilanciato la sua produzione dal Mare del Nord.

Al punto che la compagnia di Stato ucraina Naftogaz, pochi giorni fa, ha annunciato che non rinnoverà il contratto con Gazprom per il transito del gas russo verso l'Europa attraverso il Paese, in scadenza nel 2024.

Lo ha detto il ceo di Naftogaz, Oleksiy Chernyshov, sottolineando come Gazprom non stia ppiù onorando il pagamento dei diritti per il gas. Ciò nonostante, il manager ha rassicurato: "Naftogaz continua ad adempiere ai suoi obblighi per assicurare le forniture ai partner della Ue".

cos


(END) Dow Jones Newswires

November 02, 2023 05:15 ET (09:15 GMT)